I magistrati hanno acquisito i documenti che hanno portato al via libera al progetto. Di recente al coordinamento Punta Izzo Possibile è stato negato l'accesso a informazioni riguardanti lo stato dell'area. «Se gli interventi dovessero andare avanti si rischierebbe di aggravare le conseguenze ambientali», dichiara Gianmarco Catalano
Punta Izzo, procura indaga sulla riattivazione poligono Attivisti: «Messa in sicurezza serviva a Marina militare»
La procura di Siracusa ha aperto un’indagine sulla vicenda della riattivazione del poligono di tiro di Punta Izzo e ha acquisito dalla Soprintendenza la documentazione relativa al progetto. Sono queste le ultime importanti novità relative al tratto della costa augustana che, da più di un secolo, è soggetto a vincolo militare e che, fino ai primi anni Novanta, è stato utilizzato come area per le esercitazioni della Marina e delle altre forze armate italiane e della Nato. Oggi, il poligono di Punta Izzo risulta inattivo ma ciò nonostante l’intero promontorio continua a essere negato alla comunità. Il sito non è mai stato bonificato né messo in sicurezza.
Un’altra novità riguarda l’ammissione da parte della Soprintendenza del fatto che i «lavori di messa in sicurezza», che avevano previsto la chiusura degli accessi principali e la realizzazione di una recinzione, erano parte integrante del progetto di demolizione e ricostruzione del poligono. Infatti, in una nota trasmessa dall’ente agli attivisti, che avevano presentato un esposto a ottobre, si dice che i lavori sono stati autorizzati con una nota del luglio del 2013. La stessa con la quale è stato dato il via il progetto di riattivazione, precedentemente approvato dal comitato misto paritetico della Regione. «L’esecuzione delle opere di messa in sicurezza – commenta a MeridioNews l’attivista del coordinamento Punta Izzo Possibile, Gianmarco Catalano – attesterebbe l’avvio dei lavori di realizzazione del progetto della Marina militare. Tale circostanza, tenuto conto dell’eventualità che gli interventi proseguano e vengano portati a compimento, rischia di aggravare le conseguenze già dannose dovute alla messa in sicurezza, a causa della alterazione dei luoghi che ne è derivata, in aperta violazione dei vincoli paesaggistici apposti nell’area».La riattivazione del poligono si era fatta concreta già con la conferma del ministero della Difesa che parlava di «demolizione e ricostruzione per le forze armate con il rifacimento della strada di accesso e la realizzazione del piazzale antistante». Con la Soprintendenza aveva dato, appunto, la necessaria autorizzazione paesaggistica. «Questo significa – continua Catalano – che, come avevamo sospettato dal primo momento, con quelle opere era già cominciata la realizzazione del progetto di riattivazione».
Adesso c’è un’istanza con cui la Regione chiede alla Soprintendenza di fare le proprie controdeduzioni, prima di pronunciarsi nel merito per decidere se annullare o meno l’autorizzazione paesaggistica. Intanto, il Responsabile per la Trasparenza della Regione Siciliana dà ragione alla Soprintendenza, confermando il diniego per la richiesta di accesso civico fatta da Catalano, ribadendo il segreto militare sul progetto preliminare di demolizione e ricostruzione del poligono.
A metà dicembre, Marisicilia aveva sinteticamente spiegato che le indagini georadar, cioè i test sul sottosuolo svolti attraverso uno strumento che immette onde elettromagnetiche nel terreno per rilevare eventuali anomalie, affidate nel settembre del 2017 alla ditta Gis design, erano soltanto funzionali alla verifica dello stato ambientale dell’area.
In realtà qualche settimana fa si è appreso che quelle indagini erano invece finalizzate alla rilevazione di eventuali tubazioni nel sottosuolo dell’area del poligono. Dall’esame ne sarebbero emerse due nell’area interessata. Stando agli atti, sembra che tali indagini non si possano riferire ad attività generiche di rilevazione dello stato ambientale o di bonifica. «Sembra piuttosto un’indagine