Nino Pulvirenti. Fino a qualche anno fa, quando a Catania si pronunciava il suo nome alla gente brillavano gli occhi. Dai campi in terra battuta lui, il presidente dai modi di fare diretti, aveva riportato la squadra di calcio sui palcoscenici più importanti. Otto anni di serie A ma anche un sogno che per qualche mese ha fatto rima con Europa e nuovo stadio. Sembrano passati secoli da quel colorito commento su un fuorigioco evidente durante un post partita: «Cosa si può fare adesso? Un cazzo, una minchia». L’impero del ragioniere, nato a Belpasso nel 1962, adesso sembra vacillare all’interno di un vicolo cieco. L’ombra che preoccupa maggiormente è quella del fallimento. A scriverlo è anche la giudice per le indagini preliminari che ha firmato l’ordinanza dell’inchiesta Icaro sul crac di Wind Jet. Il nodo da sbrogliare è quello della continuità aziendale, partendo dallo stato di salute attuale delle sue società o di quello che ne rimane.
Si tratta di un reticolo di aziende che ha la sua creatura principale nella Finaria Spa. Una holding che ingloba l’intero patrimonio Pulvirenti e che fino a metà del 2015 lo vedeva come dominus incontrastato nel ruolo di amministratore unico, prima di cedere il testimone al figlio Santi. Tra i vari nomi che compaiono nei quadri societari ci sono anche diversi indagati dell’ultima inchiesta. Dal presidente del collegio sindacale, il commercialista Vincenzo Patti, fino a Gianmarco Abadessa, Sarah Patti e Paola Santagati. Tre professionisti che dal 2011 al 2013 occupavano cariche di rilievo.
Finaria possiede l’intero capitale sociale di Meridi Srl. L’azienda che si occupa di commercio al dettaglio, proprietaria della catena di supermercati Fortè. Un piccolo colosso, nato nel 1994, che secondo gli ultimi numeri conta 418 dipendenti e 90 punti vendita sparsi per l’Italia. Al momento sembra proprio questa l’azienda di casa Pulvirenti più competitiva sul mercato. Nonostante sia stata utilizzata in passato per operazioni ritenute fraudolente, come la compravendita nel 2005 del logo Wind Jet. Nel bilancio 2014, l’ultimo disponibile negli archivi della camera di Commercio, viene messa nero su bianco una: «Riduzione del valore della produzione rispetto agli anni precedenti di quasi il quattro per cento», numeri giustificati «dalla crisi economica che caratterizza il nostro Paese». Inglobate dentro Meridi ci sono anche l’Azienda Agricola Biorossa Srl e la Logime Srl, che si occupa di logistica e trasporti su strada. Tra le proprietà c’è anche il marchio Sorsy e Morsy. Non più attivo ma che fino a qualche anno fa gestiva diversi ristoranti tra Catania e Palermo.
Non solo carrelli della spesa. Dentro Finaria ci sono anche il 97,36 per cento della Platinum Hotels & Resorts Srl e il 95,4 per cento del Calcio Catania spa – la parte restante è di Meridi -. Il calcio è stata la delizia e la croce di Pulvirenti. Primi passi nelle leghe amatoriali, ex presidente dell’Acireale Calcio, nel 2004 compra il Catania da Luciano Gaucci. Nel 2006 la promozione in serie A, e dopo diverse stagioni il tracollo e la retrocessione. Il resto è cronaca recente: l’inchiesta Treni del gol sulla presunta compravendita di partite e il declassamento in Lega pro con diversi punti di penalizzazione.
Attuale proprietario, l’imprenditore belpassese è stato presidente fino al luglio 2015. Nell’organigramma c’è il fedelissimo Vincenzo Patti con il ruolo di presidente del collegio sindacale. La sabbie mobili della terza serie adesso potrebbero compromettere l’investimento fatto a Torre del Grifo nel territorio di Mascalucia. Per il centro sportivo all’avanguardia, dopo l’apertura di un mutuo nel 2011, devono ancora essere pagati 22 milioni di euro. Da metà 2013 a gestire la struttura con più di settanta dipendenti è la Platinum Hotels & Resorts che è subentrata alla Segea Srl in liquidazione. I magistrati, durante la conferenza stampa sugli ultimi arresti, hanno tuttavia smentito che ci possano essere ricadute dirette sul Calcio Catania.
Pallone, carrelli della spesa ma anche alberghi di lusso. La società che si occupa di accoglienza oltre a Finaria vede la partecipazione dello stesso Pulvirenti con 1,46 per cento e della ex moglie Antonella Moschetto con l’1,19 per cento. La donna possiede anche un pacchetto di azioni della holding centrale di famiglia per una quota complessiva del dieci per cento. Tra gli alberghi posseduti ci sono il Grand Hotel Atlantis Bay e il Mazzarò Sea Palace. Dislocati a Taormina, più di 40 dipendenti, sono entrambi dei cinque stelle deluxe con suite che superano i mille euro a notte. Nel 2011 Pulvirenti assume anche la gestione dell’Etna Golf resort di Castiglione di Sicilia. Gli ultimi dati che pesano sull’impero di Pulvirenti sono quelli che riguardano Wind Jet, posseduta per il 99,22 per cento da Finaria. All’indagine giudiziaria sia affianca una situazione debitoria fotografata dalla guardia di finanza: una somma che, come scrive La Sicilia, ammonta a 49 milioni di euro a cui vanno aggiunti i 43 dell’ex compagnia aerea, coinvolta anche nel concordato preventivo che ha come garante proprio Finaria. Alla porta di Nino non bussano più procuratori e calciatori dai piedi buoni ma ufficiali giudiziari e centinaia di creditori.
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