Avvocato, ex consigliere di circoscrizione e comunale a Catania, ex presidente di società partecipate, ex finiano e, adesso, accorato renziano. Il curriculum del nuovo coordinatore di Italia viva in città racconta quasi vent'anni di esperienze politiche
Puccio La Rosa, dal partito di Fini a quello di Renzi Centrista grazie a Sammartino, coordinerà Italia Viva
Che Italia viva abbia intenzione di pescare anche a destra è cosa ben nota. Tanto che come coordinatore del partito di Matteo Renzi a Catania è stato scelto un ex fedelissimo di Gianfranco Fini. Sarà Puccio La Rosa – avvocato, ex consigliere di circoscrizione, poi comunale, poi vicepresidente del Consiglio e infine presidente dell’Amt di Catania – il coordinatore di Catania. Assieme a lui, Serafina Perra, già consulente per il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e vicepresidente dell’Ast a cavallo tra Rosario Crocetta e Nello Musumeci.
All’indomani dell’assemblea nazionale di Italia viva, tenutasi a Roma, arriva la comunicazione ufficiale. Del resto, Renzi lo ha dichiarato giorni fa: si apriranno almeno cento sedi di partito. In provincia di Catania, l’ex presidente del Consiglio può vantare sull’aiuto di colonnelli di tutto rispetto: i parlamentari regionali Nicola D’Agostino e il reuccio delle preferenze, indagato per corruzione elettorale, Luca Sammartino, la senatrice Valeria Sudano e un bel po’ di amministratori nei Comuni dell’hinterland. Le basi su cui sviluppare il renzismo etneo ci sono tutte, insomma, e a occuparsene saranno i due professionisti in prima fila.
Tra i due, l’attenzione è puntata su Puccio La Rosa. Classe 1976, ormai da quasi un ventennio è nell’agone politico cittadino. Convintamente di destra, peraltro. Da Alleanza nazionale a Futuro e libertà, sempre seguendo la strada maestra tracciata dai nostalgici del Movimento sociale italiano. Almeno fino alla folgorazione sammartiniana. Da vicepresidente vicario del Consiglio comunale (giunta di centrodestra, sindaco Raffaele Stancanelli), i catanesi lo hanno ritrovato nel 2016 presidente dell’Azienda metropolitana trasporti su input del sindaco di centrosinistra Enzo Bianco. Una «nomina tecnica», ci teneva a definirla l’avvocato ex finiano, annunciando che avrebbe voluto realizzare una «pace sociale» tra i dipendenti impegnati in proteste sempre più clamorose.
La serenità, però, dura un anno. A febbraio 2017 arrivano le dimissioni e, sette mesi e un’indagine archiviata dopo, la nomina si ripete. La Rosa resta fino al passaggio di consegne con l’ex amico e poi avversario Giacomo Bellavia, che con La Rosa ha condiviso parte del percorso politico. Solo che lui, Bellavia, è rimasto a destra. L’altro ha deviato la traiettoria verso sinistra. Differenze di poco conto, a leggere le dichiarazioni di commento alla nomina fatte da La Rosa e Perra: bisogna «costruire un soggetto politico che superi contrapposizioni figlie di visioni ormai logore e non più aderenti alla fase storica e sociale che viviamo». La parola d’ordine è «patriottismo». Per un nuovo centro, in quanto tale, che sappia tenere il piede in tutte le staffe.