L'avviso, per un terreno di circa 7000 metri quadrati, scadrà il 20 settembre. La base d'asta è stata fissata a 26mila euro con il deposito di una cauzione. La zona ricade all'interno della discussa variante urbanistica finita nei processi Ciancio e Lombardo
Pua, demanio mette in vendita un pezzo di boschetto L’area è la stessa interessata dal maxi rogo di luglio
«Vendesi terreno non residenziale di forma irregolare con andamento pianeggiante ricoperto per la maggior parte di alberi». In sei parole: un pezzo del boschetto della Playa. L’avviso di vendita è stato pubblicato il 31 luglio scorso dall’agenzia del demanio, cioè l’ente che si occupa di gestire il patrimonio immobiliare dello Stato italiano. L’elenco dei beni che l’agenzia ha messo in vendita mette insieme 30 proprietà statali, tra queste però a suscitare maggiore clamore, con una presa di posizione di Catania bene comune e del M5s, è proprio quello che si trova lungo viale Kenney, lungo il litorale del capoluogo etneo.
Il terreno, grande 6882 metri quadrati, secondo la scheda tecnica ha «destinazione agricola». La trattativa, rivolta ai privati, prevede la presentazione delle offerte entro il 20 settembre. Tre giorni dopo si procederà alla verifica delle stesse. Il prezzo base è di 26mila euro e tra i requisiti c’è anche il deposito, in forma di cauzione, di 2600 euro, cioè il dieci per cento della base d’asta. A questo punto entrerà in scena una commissione apposita che si occuperà dell’apertura dei plichi nei locali della sede palermitana dell’agenzia. Alla fine ad avere la meglio sarà colui che avrà offerto di più. Mentre se ci saranno due pretendenti a mettere sul tavolo la stessa cifra, come si può leggere nel bando, «l’agenzia provvederà a convocare i medesimi per procedere con una licitazione privata».
C’è però un particolare che non può non essere considerato. Il terreno in questione, che si trova nella parte iniziale del boschetto nei pressi del faro Biscari e del bowling, «è stato recentemente interessato da un incendio». Cioè la stessa zona in cui a inizio luglio è divampato – le cause non sono state mai accertate – un maxi rogo che ha tenuto con il fiato sospeso per un giorno intero la città, coinvolgendo il lungomare sabbioso che quel giorno era stracolmo di turisti e bagnanti, poi evacuati via mare grazie ai mezzi di soccorso provenienti anche dalle province vicine. Il fatto che l’area in vendita ricada come zona boschiva mette però da parte la possibilità di future costruzioni. Almeno per i prossimi dieci anni, come prevede una legge quadro risalente al 2000 proprio in materia di incendi boschivi.
Il terreno si trova al foglio 39, particella 24, del catasto e si caratterizzava, almeno prima del rogo, per l’ampia presenza di grossi alberi di eucalipto, visibili anche dalla strada che dall’aeroporto conduce in direzione del centro cittadino. L’area, come si legge nei documenti trasmessi dal Comune a fine gennaio, è la stessa che rientra nel Pua, acronimo di Piano urbanistico attuativo, cioè la variante urbanistica per la parte a sud del capoluogo etneo – approvata nel 2002 – su cui era previsto un maxi investimento – con le pesanti ombre di Cosa nostra – da 300 milioni di euro, che ingloberebbe un centro congresso oltre a una vasta area destinata a strutture ricettive, campo da golf, parcheggi e un mega acquario.
Cementificazione selvaggia e speculazione edilizia con il progetto è finito agli atti del processo per concorso esterno in associazione mafiosa all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e non solo. Perché a fiutare l’affare Pua è stato anche l’imprenditore, editore ed ex direttore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo. Circa il 30 per cento del progetto insisterebbe su dei terreni che erano di sua proprietà e, almeno secondo i magistrati della procura etnea, l’editore non si è limitato a cedere gli appezzamenti, ma avrebbe seguito da vicino lo sviluppo burocratico dell’affare, attivando le sue conoscenze politiche. Emblematica l’intercettazione del 18 aprile 2013, svelata per la prima volta da MeridioNews, in cui Ciancio si sincerava con l’allora sindaco Enzo Bianco all’indomani dell’approvazione in Consiglio comunale della variante urbanistica. Intanto già oggi, l’amministrazione comunale guidata da Salvo Pogliese, ha annunciato di essere pronta a valutare «sotto il profilo legale le azioni più efficaci per evitare che si consumi la cessione di un bene di cui, in ogni modo, va mantenuta l’ appartenenza al patrimonio collettivo».