La Procura etnea ha disposto avvisi a comparire per sei membri del Consiglio provinciale di Catania e per alcuni titolari di società. L'accusa è di truffa aggravata in concorso. Per lucrare sui rimborsi spese disposti per legge, si sarebbero fatti assumere o aumentare di qualifica. Sotto la lente d'ingrandimento tutte le uscite di denaro dall'ente
Provincia, interrogatori per sei consiglieri Continuano le indagini sui rimborsi falsi
Con un comunicato asciutto la Procura di Catania ha informato che sono in arrivo sei avvisi a comparire per altrettanti consiglieri della Provincia etnea. La misura è stata disposta nell’ambito dell’inchiesta sui presunti rimborsi spese gonfiati. Assieme ai dipendenti pubblici, saranno sentiti titolari di società e alcuni soci. L’accusa è di truffa aggravata continuata in concorso.
La normativa prevede che i consiglieri che non possono svolgere i propri compiti lavorativi non possono essere licenziati. Per questo motivo viene disposto un rimborso spese. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la truffa sarebbe basata «nell’assunzione oppure nel passaggio a gradi superiori per coloro che erano stati assunti, così lucrando le differenze retributive a danno dell’ente pubblico».
Le indagini sono affidate al nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. I militari avevano già acquisito a novembre su ordine della Corte dei conti fatture, documenti e copie di pagamenti relative alle spese sostenute nel 2011 e nel 2012 dai 45 consiglieri della Provincia di Catania. L’inchiesta, però, parte dal mese precedente quando sonno stati prelevati atti inerenti i rimborsi spese di una decina di consiglieri. Sono circa 200mila gli euro che ogni anno vengono destinati a ogni gruppo consiliare nella Provincia alle spese di trasferta.
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