Provincia, i nomi dei sei consiglieri indagati L’accusa: truffa aggravata per falsi rimborsi

Continua l’inchiesta sugli sprechi della Provincia di Catania. Come preannunciato qualche giorno fa, sono stati notificati gli avvisi a comparire nei confronti di sei consiglieri della Provincia regionale indagati nell’inchiesta sui falsi rimborsi. Ad essere accusati di «truffa aggravata in danno dello Stato, in concorso con i datori di lavoro, per avere ottenuto indebiti rimborsi dalla Provincia regionale, attraverso la simulazione del rapporto di lavoro o la falsa attestazione di mansioni e retribuzioni superiori a quelle effettivamente godute», sono i consiglieri etnei Consolato Aiosa (As), Gianluca Cannavò (Pdl), Sebastiano Cutuli (Udc), Antonio Danubio (Udc), Antonio Rizzo (Pd) e Maurizio Tagliaferro (As).

Secondo quanto contestato dalla Procura, i sei avrebbero recato alla Provincia complessivamente un danno di diverse centinaia di migliaia di euro. Lo avrebbero fatto con la complicità dei datori di lavoro e numerose altre persone, sottoposti anch’esse alle indagini condotte dal Nucleo tributario della Guardia di finanza di Catania.

La normativa prevede, infatti, che i consiglieri che non possono svolgere i propri compiti lavorativi non possono essere licenziati. Per questo l’ente dispone un rimborso spese ai datori di lavoro. La spesa per questo tipo di rimborso, però, è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni: dai 112mila euro del 2006 ai 417mila al 2012. Un fenomeno che l’ex presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, ha segnalato alla Guardia di finanza, che ha ricostruito una truffa basata «nell’assunzione oppure nel passaggio a gradi superiori per coloro che erano stati assunti, così lucrando le differenze retributive a danno dell’ente pubblico».

Gli indagati dovranno rispondere alle accuse e dimostrare che questi rimborsi non siano finiti nelle loro tasche o in quelle di parenti e amici. Nel caso di Gianluca Cannavò, capogruppo del Pdl e candidato alle scorse regionali, il datore di lavoro che percepisce come rimborso 6.400 euro mensili sembra, infatti, sia la stessa famiglia Cannavò, come risulta dalle visure. L’azienda per cui lavora Consolato Aiosa dell’Mpa, che riceve 3.300 euro al mese, è una piccola impresa individuale, la Paolo Aiosa di Paternò, di proprietà del cugino del consigliere. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti anche gli stipendi stellari che alcuni consiglieri ricevono da piccole aziende e consorzi: seimila euro al mese per l’assenza di Antonio Rizzo dalla piccola impresa edile Paolo Basile di Gravina di Catania con un organico di appena sei dipendenti, e 4.400 euro al mese per coprire lo stipendio da manager del consigliere Udc Antonio Danubio alla Consart, un piccolo consorzio artigiano di Valverde.

Redazione

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