Province, sconfitto il governo

Il tentativo maldestro e incostituzionale di ‘sciogliere nell’acido’ le nove Province regionali della Sicilia si conclude con una secca sconfitta del governo Lombardo e dei ‘giuristi’, o presunti tali, che ‘svolazzano’ attorno allo stesso esecutivo. Le Province della Sicilia non possono essere abolite e, ieri, l’Ars ne ha solo preso atto. Le ‘vecchie’ amministrazioni provinciali dell’Isola, infatti, sono state abolite e trasformate da Sala d’Ercole nel 1986, con l’approvazione della legge numero 9. Tant’è vero che, da allora, hanno preso il nome di nuove  Province regionali.
Anche la stessa trasformazione delle Province in “liberi consorzi di Comuni”, così come prevede lo Statuto siciliano, è già contenuta nella stessa legge regionale numero 9, anche se, di fatto, non attuata. Questo perché il Legislatore, nel 1986, correttamente, delegava eventualmente al territorio la costituzione di “liberi consorzi”, che dovrebbero vedere la luce dal ‘basso’ e non dall’ ‘alto’, come avrebbe voluto l’attuale governo. Queste cose, peraltro piuttosto semplici, Link Sicilia le ha scritte un mese e mezzo fa, quando qualche ‘intellettuale’ del governo Lombardo ha tirato fuori la ‘riforma’ delle Province.
Ieri, invece, a Sala d’Ercole, abbiamo assistito al ‘sogno infranto’ dei vari Raffaele Lombardo, Antonello Cracolici, Giuseppe Lumia, Nino Papania, Francantonio Genovese e Totò Cardinale. Questi sei ‘Personaggi privi d’autore’ avrebbero voluto portare a casa i ‘liberi consorzi di Comuni’ costruiti a ‘loro’ immagine e somiglianza non perché gliene freghi qualcosa delle nove Province, ma perché puntavano a commissariarle per farle gestire da propri sodali. I soliti commissari tanto cari all’attuale governo regionale che avrebbero avuto il compito di trasformare le stesse nove Province in ‘macchine da voto’. Il disegno politico è fallito e a ‘Sei personaggi’ non resta che attaccarsi al tram.
“La legge approvata in Aula – sottolinea il capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini – salva le Province siciliane e respinge la linea favorevole al recepimento secco del decreto Monti, che avrebbe fatto venir meno le amministrazioni provinciali. Infatti il disegno di legge numero 860, approvato in commissione Affari Istituzionali dell’Ars, e portato in Aula, prevedeva un’integrale riproduzione di tutti i commi del decreto Monti, rappresentando un allineamento della Sicilia alle modifiche apportate in sede nazionale e finalizzate all’eliminazione delle amministrazioni provinciali, che non sarebbero più state votate dal popolo ma che, mantenendo solo funzioni di coordinamento e di indirizzo delle attività dei Comuni, sarebbero state elette, in elezioni di secondo livello, dai consiglieri comunali e tra i consiglieri comunali. Invece, il testo votato in Aula mantiene le Province, le loro funzioni amministrative, le modalità elettive di primo livello, direttamente dal popolo”.
“Tale soluzione – aggiunge Leontini (foto a destra) – risponde alle richieste dei territori e degli organismi di rappresentanza delle Province e degli enti locali, sposando sin da ora la necessità della riforma. Si tende ad abbattere i costi della politica, mantenendo i livelli di rappresentanza democratica. Viene sconfitta così la linea di Lombardo e Cracolici, che avevano consegnato a un disegno di legge a firma dello stesso capogruppo Pd, il recepimento della norma Monti e la conseguente eliminazione delle Province siciliane”.

Sulla stessa linea il commento di un altro esponente del Pdl, Pippo Limoli. Che precisa: “Saranno ridotti almeno del venti per cento i nuovi organi collegiali provinciali che, grazie alla legge approvata ieri dall’Aula, verranno riordinati in una norma ad hoc da approvare entro l’estate. Abbiamo assistito alla sconfitta del disegno Cracolici, che aveva proposto il ‘recepimento secco’ della prima proposta Monti di azzeramento delle Province, senza che fossero stabiliti alcuni fondamentali punti cardine per la cessione dellle funzioni e delle competenze oggi a carico degli enti sovracomunali ad altra amministrazione”.

Sulla vicenda interviene anche l’assessore regionalealle Autonomie locali, Caterina Chinnici (foto sotto tratta da Per la città). “Cosi’ come fatto a livello nazionale – dice Caterina Chinnici – abbiamo approvato una norma che conferma, in capo alle Province regionali, le funzioni di indirizzo e coordinamento, ma rinvia a un successivo disegno di legge, da emanarsi entro il 31 dicembre 2012, la vera riforma. Una riforma che punta a ridurre i costi inerenti la composizione delle giunte e dei consigli provinciali, ma nel contempo ad assegnare nuove funzioni e innescare percorsi maggiormente virtuosi all’interno degli enti”.
“Il disegno di legge – aggiunge l’assessore – ha previsto, inoltre, il rinvio al prossimo anno delle elezioni nelle Province di Ragusa (i cui organi, presidente, giunta e consiglio, verranno quindi commissariati) e di Caltanissetta (dove la gestione commissariale, già in atto a causa delle dimissioni del presidente, non sarà estesa al Consiglio). Dal prossimo anno, quindi, le amministrazioni provinciali saranno rinnovate secondo la nuova normativa”.
A questo punto l’assessore Chinnici mette le mani avanti: “Abbiamo esaminato a fondo la norma insieme al mio staff e non abbiamo ravvisato alcun profilo di incostituzionalità. siamo quindi convinti che il Commissario dello Stato possa darci ragione”.
(A nostro modesto parere, invece, i commissariamenti delle Province di Ragusa e Catanissetta non hanno alcun senso, perché la riforma non c’è ancora e non è detto che l’Ars l’approvi entro l’anno. Si tratta soltanto di un mezzo per consentire al governo regionale di gestire due Province con i commissari per soddisfare esigenze clientelari, privando i cittadini del diritto ad eleggere i rispettivi presidenti delle due Province).

Di tutt’altro tenore le dichiarazioni di Giulia Adamo, capogruppo dell’Udc all’Ars. “Non solo – dice la Adamo – abbiamo assistito all’approvazione, in Aula, di un documento sulla riforma delle Province che offende l’operato di questa assemblea, ma, la cosa ancor più grave, abbiamo visto inserire e approvare a sorpresa una norma che rimuove quei criteri di incompatibilità tra incarichi politici e amministrativi e mondo sanitario. L’Udc per il Terzo Polo è stato l’unico gruppo a Sala d’Ercole a votare compatto contro questa legge. L’esecutivo regionale nonostante le competenze specifiche e il tempo a sua disposizione, invece di presentare una riforma organica delle Province, ha portato l’ennesima proposta di commissariamento che tanto sembra dilettare e interessare il presidente Lombardo”.

 

 

 

Sanità & clientele
Di sanità & clientele si occupa invece il coordinatore dell’Udc siciliana, Giampiero D’Alia (nella foto sotto). La decisione assunta dall’Assemblea regionale siciliana, con un voto trasversale, con la quale si eliminano le incompatibilità per l’elezione a sindaco di primari e medici convenzionati è non solo scandalosa, ma anche immorale. Questa norma – aggiunge l’esponente centrista – è frutto del modo peggiore di concepire la politica ed il ruolo delle pubbliche istituzioni. Questo voto è il risultato di uno squallido inciucio tra Pd, Pdl e altri pezzi dell’attuale maggioranza di governo. Esso conferma come, ancora oggi, la Sicilia sia considerata terreno di pascolo per clientele, sperpero di risorse e zone grigie di stampo mafioso. Un’Assemblea che vota una legge di questo tipo dovrebbe essere sciolta in 24 ore”.
”Altrettanto vergognosa – continua D’Alia – è l’approvazione della norma in contrasto con lo Statuto siciliano e con la Costituzione, che commissaria le Province adesso in scadenza, senza introdurre la riforma organica degli enti intermedi così come prevista dal governo Monti”.


”Si tratta, dunque, di scelte vergognose che si commentano da sole – conclude il coordinatore siciliano dell’Unione di Centro – . Scelte che sono frutto del malgoverno della Regione e della crisi dei due principali partiti in Sicilia, il Pd ed il Pdl, e di un Terzo polo che alla Regione non esiste, visti i risultati di queste ore. I partiti che sanno ‘inciuciare solo al ribasso’ aggravano la già difficile situazione politica ed istituzionale dell’Isola”.

 

 

Agricoltura e pesca
“Una legge fatta per l’emergenza e, dopo 100 giorni… il vuoto!”. Lo dice il vicepresidente della seconda commissione all’Ars, Nino D’Asero, in merito alla legge regionale numero 25 del 2011 (aiuti ad agricoltura, artigianato e pesca) dopo la seduta della commissione Bilancio “ancora una volta disertata dal governo e dall’apparato: non s’è presentato l’assessore e neanche la dirigente dell’assessorato, soltanto un dirigente della Pesca”.
“Alla faccia della crisi economica generale e di quella dei comparti – riprende D’Asero – continua a rimanere inapplicata una legge approvata oltre tre mesi fa dal parlamento siciliano. Una legge che, fra l’altro, prevede finanziamenti alle imprese agricole per la formazione delle scorte, la proroga delle scadenze delle esposizioni agrarie, le esposizioni nei confronti degli enti previdenziali, le agevolazioni Artigiancassa e il contributo per le spese carburante ai pescatori”.
“Gli uffici regionali non hanno emesso decreti e regolamenti per la sua attuazione e il governo dimostra di tenere in dispregio perfino il regolamento dell’Ars il quale, nel suo articolo 69, specifica che, dopo interventi in Aula e richieste in commissione inerenti a questo tipo di inadempienze, le risposte da parte del governo debbano essere immediate. A, oggi, nessuna risposta!”.
Il vice presidente dell’Ars, Santi Formica, che ieri ha condotto i lavori d’Aula, ha quindi rinviato la seduta a martedì 6 marzo alle ore 16,00, proprio il gorno in cui i ‘Forconi’ saranno a Palermo. Un gesto di ‘ottimismo’, quello di Formica.

La giornata parlamentare di ieri registra anche una dichiarazione di buon senso del parlamentare regionale dell’Mpa, Paolo Colianni. Tema: le emittenti locali. “Riteniamo – spiega Colianni – di condividere la forte preoccupazione delle emittenti locali siciliane. La piccola emittenza si ritroverà ad affrontare oggettive difficoltà in questa fase di cambiamento del sistema radiotelevisivo nazionale, anche perché sarà obbligata a ingenti investimenti tecnologici a fronte della cronica difficoltà della raccolta pubblicitaria. E’ a rischio il notevole patrimonio culturale, d’identità di queste emittenti di frontiera”.
“Chiediamo al governo – prosegue Colianni – un impegno per una deroga all’attuazione dello Switch off, e per sostenere il delicato ed oneroso processo di riconversione e di aggiornamento infrastrutturale e tecnologico che interesserà le piccole emittenze locali, predisponendo adeguate misure normative che impegnino risorse economiche, regionali, nazionali o comunitarie”.

 

Foto tratta da paesaggid’autore.it

 

 


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