Dieci giorno dopo che l'Assemblea regionale ha votato il ritorno al suffragio popolare e al gettone di presenza per i consiglieri, il sindaco etneo fissa per domenica 17 dicembre l'elezione del Consiglio metropolitano di secondo livello. Nella convinzione che Roma impugnerà la nuova norma
Province, Bianco indice elezione del Consiglio Messaggio politico contro la riforma dell’Ars
Mentre l’Ars torna all’elezione diretta degli organismi delle ex province e al gettone di presenza, i super sindaci in carica indicono le elezioni di secondo grado (cioè con un voto ristretto a consiglieri comunali e primi cittadini) del Consiglio metropolitano. Un preciso segnale politico. Una nota diffusa dalla Città metropolitana di Catania annuncia che Enzo Bianco, con decreto, ha indetto per domenica 17 dicembre 2017, dalle 8 alle 22, l’elezione dei 18 componenti dell’organo assembleare allargato, che ha funzioni di indirizzo politico e di controllo. La platea eleggibile è composta dai sindaci e dai consiglieri dei 58 Comuni del Catanese. Le operazioni di voto si svolgeranno nella sede legale dell’ente sovraordinato, in via Prefettura 14.
«L’elezione – si legge nel comunicato – avviene sulla base di liste composte da un numero di candidati non superiore al numero dei consiglieri da eleggere (18) e non inferiore alla metà degli stessi (9), sottoscritte da almeno il 5 per cento degli aventi diritto al voto. Le liste – prosegue la nota – sono presentate, dalle ore otto del ventunesimo giorno alle ore 12 del ventesimo giorno antecedente la votazione, all’ufficio elettorale dell’ente».
La decisione di Bianco, identica a quella assunta da Leoluca Orlando a Palermo, è fondata sulla convinzione che il governo nazionale impugnerà la riforma uscita dieci giorni fa dall’Assemblea regionale siciliana, non appena verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale. A denti stretti, senza uscite pubbliche, l’entourage del sindaco suggerisce che un ritorno al vecchio sistema, con suffragio popolare e gettone di presenza, seppur con un numero di eletti ridotto, non verrebbe compreso dai siciliani, in una fase in cui la sensibilità sui costi della politica è massima.
Insomma, la riforma delle ex province segna ancora un punto di confusione. I prossimi giorni saranno decisivi per capire come andrà a finire questa intricata vicenda.