Provenzano, esequie del boss nel massimo riserbo Un ragazzo: «Tra un anno nessuno si ricorderà lui»

I contadini sono già usciti con le prime luci dell’alba. A mezzogiorno il sole cocente non permette di continuare a lavorare sui campi, per questo la vita a Corleone, come nel resto dell’entroterra siciliano, inizia molto presto. Già alle 5.30 davanti il cimitero comunale è un viavai di vecchie automobili e mezzi agricoli, in partenza verso le campagne. Intorno alle 7.45, quando l’urna con le ceneri del boss mafioso Bernardo Provenzano ha varcato il cancello del cimitero, ad accoglierla ci sono soltanto i familiari più vicini. Tutto attorno camionette di polizia, carabinieri e guardia di finanza, mentre un altro mezzo della polizia penitenziaria costeggia la via Santa Lucia, che dal camposanto conduce fino a piazza Falcone e Borsellino.

L’estremo saluto all’ex capomafia ha avuto luogo nel riserbo più assoluto, mentre i passanti lungo la via Guardia si chiedono se al di là del cancello del cimitero si stiano celebrando i funerali del boss. L’ultimo viaggio dell’ex capomafia è partito da Milano, dove Provenzano è stato cremato, per giungere fino al cimitero del paese Natale. Ad attenderlo, appena varcato il cancello, le imponenti tombe di Placido Rizzotto e Bernardino Verro, rispettivamente sindacalista e sindaco uccisi dalla mafia corleonese e simboli di riscatto di una comunità intera. Oltre la memoria, l’oblio.

La tomba della dinastia dei Provenzano da oggi accoglie nel silenzio un altro componente della famiglia. Non c’è un nome, non una data di nascita o di morte. Niente, nella sepoltura, ricorda il superboss arrestato nell’aprile 2006 dopo oltre 40 anni di latitanza e morto da solo al 41bis.

Domani, intanto, per un curioso scherzo del destino saranno 24 anni dalla strage di via D’Amelio e nelle redazioni dei giornali siciliani iniziano ad arrivare i primi comunicati in ricordo di Paolo Borsellino e dei cinque agenti di scorta che con lui persero la vita. Strage sulla cui ideazione – così come per quelle di Capaci e le altre che seguirono nel ’93 – Provenzano ebbe un ruolo fondamentale. «Se non sbaglio il prossimo anno saranno 25 anni dalla strage di via D’Amelio – commenta un giovane, mentre entra nel cimitero dove già alle 10 del mattino si celebra un nuovo funerale -. L’anno prossimo, il 19 luglio, leggeremo ancora di Paolo Borsellino. Ma, stia tranquilla, nessuno ricorderà che sarà passato un anno dalla fine di Bernardo Provenzano».


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