Protesta per la diretta tv in consiglio Rimandato il contratto dell’Amt

Una seduta consiliare veloce, meno di un’ora, quella di ieri sera al comune di Catania. Si doveva votare su questioni importanti relative all’Amt, l’azienda per il trasporto urbano, ma è mancato il numero legale dei consiglieri. La colpa, però, non è del Catania calcio che giocava al Massimino contro il Lecce, perdendo all’ultimo per altro. Qualcuno lo aveva anche paventato il giorno prima e il collega Giuseppe Bonaccorsi apriva così il suo articolo in prima pagina su La Sicilia: «Stasera, partita del Catania permettendo, il consiglio comunale tornerà a riunirsi». Il numero legale, in effetti, ci sarebbe stato, se non fosse che il gruppo de La Destra ha deciso di lasciare il consiglio e quindi far mancare il suo voto. Il perché? Una protesta contro la continua assenza della diretta televisiva delle sedute del consiglio.

La seduta è iniziata con il solito ritardo accademico. Non tutti i consiglieri in aula, ma si arriva alla spicciolata. Sono le 19.40 e sono in 24, non arriva più nessuno, ma il numero legale è raggiunto. All’ordine del giorno l’approvazione del contratto di affidamento provvisorio per i servizi di trasporto pubblico locale e il conto consuntivo 2010 dell’azienda Amt. Un’azienda a totale gestione pubblica fino alla scorsa estate, ma che il consiglio comunale e l’amministrazione catanese hanno voluto diventasse spa: così dal primo agosto 2011 è stata rifondata come Amt – Azienda metropolitana trasporti. Una spa dunque, di cui però il comune di Catania ha la percentuale azionaria maggiore e per cui dovrà pagare un conto salato: 26 milioni di euro.

Per questo, comunque, serve l’approvazione del contratto, cosa che non è stata proprio possibile ieri. «Serve  un’azione di protesta perché l’amministrazione è sorda alle richieste nostre e dei cittadini. Non partecipiamo ad una votazione in cui la nostra presenza e il nostro voto sono determinanti perché il sindaco attua una tattica per cui la gente sappia solo quello che a lui conviene». Così si riferisce alla mancata diretta tv delle sedute consiliari Nello Musumeci che insieme con Manfredi Zammataro e Gemma Lo Presti si sono alzati in segno di protesta contro questa politica «becera e nauseante» dell’amministrazione Stancanelli. Sono cinque mesi e mezzo che manca la diretta tv, «ma in realtà servono pochi giorni per istruire la delibera e poi avviare la gara, ma il personale non è sufficiente» afferma Musumeci che promette altre azioni clamorose se non cambierà qualcosa.

Un servizio utile ai catanesi che vogliono sapere cosa succede in aula durante le sedute e che costa «circa 80 mila euro l’anno, un costo irrisorio rispetto alla centinaia di migliaia di euro che si spendono per consulenti» continua Musumeci. E passi in avanti per la gara li promette l’assessore al bilancio Roberto Bonaccorsi: «Ci stiamo lavorando», afferma. Non si fa in tempo a votare nulla dunque, neanche i verbali delle sedute precedenti. C’è spazio solo per le interrogazioni. Chi sull’illuminazione mancante in molte zone della città come Saro d’Agata, chi sull’abbandono delle strutture sportive e più in generale di tutto il settore come anche della cultura e del turismo come Manlio Messina, chi chiede chiarezza in merito allo stato delle casse comunali come Puccio La Rosa. Musumeci e Zammataro hanno attaccato la comunicazione dell’amministrazione sia per la diretta che per l’utilizzo del sito istituzionale. Finita questa fase sono le 20.07 e la campana suona, chiama alla votazione. I votanti sono 21 e la scritta rossa appare sul monitor: numero legale assente. La seduta viene aggiornata e l’aula si sgombera. Giusto in tempo per scappare al Massimino.


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