Sacrificio, costanza, talento e senso di appartenenza. Può essere descritta così l’impresa realizzata dai ragazzi del Villaggio Sant’Agata, che domenica al Nuccio Marino di Belpasso hanno vinto la finale play off di prima categoria contro il San Pietro Calcio conquistando così il salto in Promozione che si attendeva da tre stagioni. Un traguardo che merita la massima attenzione perché rappresenta un successo non solo sportivo.
Nel calcio moderno fatto di budget faraonici, ingaggi esorbitanti, di giocatori a volte più capricciosi che talentuosi, continuano, per fortuna, a potersi raccontare storie come quella appena scritta dai ragazzi del presidente Salvo Rapisarda e dai suoi due allenatori Andrea Ragonese e Antonio Costa. I loro ragazzi sono di tutte le età, il più over è il 44enne capitano Daniele Spataro, e non percepiscono un euro per giocare, anzi, sono loro ad autotassarsi per pagare i campi dove la sera, dopo una giornata di lavoro, si incontrano per allenarsi e preparare al meglio le sfide della domenica. Giocano e lottano per difendere la loro identità, per un senso di appartenenza che oggi sembra essere una rarità. Storie come questa inevitabilmente ci riportano indietro nel tempo, facendoci riassaporare il bello dello sport e dei valori che esso dovrebbe sempre trasmettere. «Sono orgoglioso di quanto hanno fatto i miei giocatori – ha detto il presidente Rapisarda – nel corso di tutto l’anno. Sono stati capaci di centrare un obiettivo non certo facile, anche in considerazione delle tante difficoltà, specialmente logistiche, che quotidianamente si devono affrontare. Anche la partita di domenica non era facile. Avevamo solo un risultato a disposizione e ci siamo riusciti grazie allo spirito di squadra che abbiamo».
Una famiglia, questo è l’Asd Villaggi Sant’Agata, nata nel 2016 dalla scissione con il TuttoCatania. Una scelta voluta dal presidente Rapisarda e che si è dimostrata subito indovinata. «Dal momento della fondazione del club – ha proseguito – abbiamo centrato tre promozioni consecutive che ci hanno portato dalla 3ª categoria alla Promozione conquistata nei play off (sorride, ndr) grazie al mio rigore siglato al 120’. Ma non è stato sempre tutto semplice. Negli anni successivi, tra Covid e altre problematiche, abbiamo deciso di non partecipare al torneo e tornare a disputare quello di 1ª categoria. La scorsa stagione ci siamo salvati passando dai play out, quest’anno, invece, abbiamo chiuso il campionato al quarto posto che ci ha permesso di giocare gli spareggi prima contro l’Aci Galatea e poi contro il San Pietro Calcio. Si è scritta una pagina importante della storia del nostro club, ma non sarà l’ultima».
A guidare i giocatori del club bianco-rosso-blu sono stati due tecnici molto legati al territorio: Andrea Ragonese e Antonio Costa. Due personalità completamente diverse, il primo più emotivo e sanguigno, il secondo pacato e riflessivo. Un mix perfetto, che ha consentito una convivenza pacifica e prolifica che ha rappresentato uno dei segreti di questo successo. «Nonostante abbia 30 anni, alleno da 8 e con quello di domenica sono al quinto campionato vinto – ha commentato Ragonese – Il risultato ottenuto in questa stagione mi inorgoglisce molto. Prima del match avevo un solo timore, quello della delusione che avrebbero provato i ragazzi in caso di sconfitta. Non avrebbero meritato di vivere una delusione del genere perché qui si mastica calcio dalla mattina alla sera. Lo scorso anno sono subentrato nel finale di stagione per dare una mano ad Antonio (Costa, ndr). L’anno prima, infatti, non potevo garantire la mia presenza perché da qualche anno ho cominciato un progetto coi ragazzi di San Cristoforo. Grazie alla società Ardor Sales sto insegnando calcio e alcuni di loro stanno avendo delle chance importanti con club di serie A e B. Magari in futuro qualcuno di questi giovani talenti indosserà la maglia del Villaggio Sant’Agata».
Altra anima del club è Costa. Insieme a Ragonese il suo contributo è stato fondamentale per tenere unita la squadra e dare le giuste indicazioni, non solo tecniche, ai giocatori. Un tecnico preparato che vede nel progetto Asd Villaggio Sant’Agata molto di più di una squadra di calcio. «Da sempre – ha dichiarato l’allenatore – lo sport è uno strumento fondamentale per trasmettere valori positivi ed essere un esempio di comportamento per i più giovani. Riuscirci oggi è molto difficile perché i modelli che vengono pubblicizzati non sono sempre i migliori. Questo gruppo di ragazzi che ha conquistato il salto di categoria, invece, ha dei valori e un senso di appartenenza fuori dal comune. Fanno enormi sacrifici per allenarsi e quando scendono in campo danno tutto quello che hanno per difendere la maglia che indossano. Una maglia che per loro rappresenta il loro quartiere, la loro identità, la loro cultura. Cosa succederà ora? Bella domanda. La cosa più difficile è riuscire a trovare i fondi necessari per disputare dignitosamente la prossima stagione. Per ora siamo stati aiutati da alcune attività commerciali del quartiere, ma per il prossimo anno servirà molto di più. Quindi la mia speranza è che gli imprenditori del territorio capiscano l’importanza di quanto si sta facendo qui e diano una mano concreta per sostenere e far crescere ancora di più questo progetto. Cosa mi ha emozionato di più quest’anno? Avere vinto questo campionato con al mio fianco Andrea Ragonese, professionista e uomo eccezionale. La sua esperienza e il suo modo di essere sono stati fondamentali per consentirci di fare il salto di qualità».
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