Quasi quattrocento docenti, di cui 127 universitari, hanno firmato un documento di sostegno a Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa di Palermo sospesa per un video dei suoi alunni che prospettava un confronto tra le leggi razziali del 1938 e il decreto sicurezza. Nella nota inviata al ministro Marco Bussetti, i docenti ribadiscono la richiesta di […]
Prof sospesa, 400 docenti in suo sostegno «Chiarimenti su procedimento disciplinare»
Quasi quattrocento docenti, di cui 127 universitari, hanno firmato un documento di sostegno a Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa di Palermo sospesa per un video dei suoi alunni che prospettava un confronto tra le leggi razziali del 1938 e il decreto sicurezza. Nella nota inviata al ministro Marco Bussetti, i docenti ribadiscono la richiesta di chiarimenti sul procedimento disciplinare, che non è stato mai revocato, promosso sulla base di un post sui social network. Lanciano poi un «grido di allarme che nasce dalla inesistente trasparenza attorno al provvedimento adottato» e mai revocato. Pongono quindi alcune domande: «Da quale violazione scaturisce, con quali modalità e da chi è stato attivato?». E ancora: «In che misura esso ha garantito un confronto interno con l’insegnante e il direttore scolastico e rispettato i principi di proporzionalità e di cautela? Quale pericolo avrebbe giustificato l’intervento della Digos in un edificio scolastico?».
Nel merito del provvedimento i quattrocento docenti sottolineano come la cosiddetta culpa in vigilando riguardi la sorveglianza sull’incolumità fisica degli alunni, mentre non concerne la didattica. «Ma anche se comprendesse aspetti didattici – aggiungono – questo genere di controllo non appare possibile nel caso specifico di un elaborato autonomo degli studenti e non sarebbe congruo col ruolo (di ricerca della verità, ndr) di un’insegnante». Nella nota viene segnalato un altro punto oscuro: la «supposta illegittimità del confronto» tra la prima pagina del Corriere della Sera sulle leggi razziali e il decreto sicurezza. I docenti esprimono quindi «dissenso per una simbolica intimidazione contro la libertà di insegnamento e contro il diritto di opinione, tutelati dalla Costituzione. Segnalano infine un rischio di «incompatibilità tra la libertà di insegnamento e il potere sanzionatorio discrezionale affidato ai dirigenti scolastici» dalla legge Madia.