Fioccano i tweet e i post dopo la decisione dei giudici di Palermo sui rapporti tra Stato e mafia. Orlando: «Condanna di un passato che siamo impegnati a far sì che non si ripeta mai più». Ma non tutti sono d'accordo, e ci sono anche sostegni al generale dei carabinieri Mario Mori
Processo trattativa, i commenti alla sentenza Di Maio: «Così muore la seconda repubblica»
«La trattativa Stato-mafia c’e’ stata. Con le condanne di oggi muore definitivamente la Seconda Repubblica. Grazie ai magistrati di Palermo che hanno lavorato per la verità». L’aspirante premier Luigi Di Maio è tra i primi a commentare la sentenza sulla trattativa Stato-mafia. Lo fa con un tweet che circola subito tra i trend topic. E tra i più rapidi a dire la propria c’è anche Leoluca Orlando. Il sindaco di Palermo ricorda innanzitutto che il Comune si era costituito parte civile al processo di cui oggi la corte di assise di Palermo ha emesso la sentenza.
«Quella che da sempre diciamo essere stata una verità storica – dice il primo cittadino – è da oggi è una verità giudiziaria, a conferma del fatto che la legalità e lo Stato di diritto restano capisaldi della nostra comunità. Questa sentenza condanna la vergognosa identificazione fra Stato e mafia, che ha permesso allo Stato di presentarsi col volto della mafia e alla mafia di presentarsi col volto dello Stato; è la condanna di un passato che siamo impegnati a far sì che non si ripeta mai più».
Mentre Lirio Abbate, vicedirettore de L’Espresso e tra i più profondi conoscitori delle vicende ruotanti attorno a Silvio Berlusconi – tirato indirettamente in ballo per la condanna a Dell’Utri, scrive che «la trattativa Stato-mafia c’è stata. Dell’Utri condannato per il suo ruolo durante il governo Berlusconi. E fra le due stragi del ’92 uomini con le stellette si sono messi al servizio della mafia. Una sentenza storica quella di oggi che non può non avere ripercussioni politiche».
Come era facile immaginare non tutti i pareri sono favorevoli alla sentenza dei magistrati palermitani. Non poteva che essere così, per uno dei processi più divisivi della storia nazionale. «L’Italia è quel paese dove, se indaghi sulla mafia vera, decapiti la cupola e ne arresti i boss, ti becchi 12 anni di galera. Non trattabili». Il tweet viene dalla firma de Il Giornale Laura Cesaretti, ritwittato da Giuliano Ferrara e da centinaia di altre persone. Dall’altra parte c’è Il Fatto Quotidiano, la testata che più di tutti ha seguito il processo sulla trattativa, schierandosi apertamente dalla parte dei pm. Tra le riflessioni si fa notare quella della giornalista Dina Lauricella.
«E quindi il giudice Paolo Borsellino venne tradito da pezzi dello Stato – scrive sul proprio profilo Facebook -. Lo avevamo già capito, ma con la sentenza del processo trattativa, oltre a quella del Borsellino quater che parla esplicitamente di induzione alla menzogna e di depistaggio, è un fatto storico e giudiziario. Resta una domanda, da chi fu tradito Borsellino? Il casting degli “attori” non è ancora completo e c’è da augurarsi che il prossimo processo di Caltanissetta possa godere della medesima attenzione mediatica di quello sulla trattativa… chiamala come vuoi, ma sempre “cucuzza” è».