Uccise il suo cardiologo per il certificato della patente, rinviato a giudizio. «Mi sono sentito preso in giro»

È stato rinviato a giudizio per omicidio aggravato e detenzione di arma clandestina il bidello 47enne Adriano Vetro che, a novembre del 2022, uccise il suo cardiologo 62enne Gaetano Alaimo. Un delitto compiuto nell’ambulatorio medico di Favara, nell’Agrigentino, con un colpo di pistola sparato alle spalle al dottore che non gli aveva rilasciato un certificato necessario per il rinnovo della patente. È stato il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento Iacopo Mazzullo a disporre il rinvio a giudizio per il collaboratore scolastico che aveva confessato di avere ucciso il cardiologo. «Ha atteso che il medico arrivasse nel suo studio per ucciderlo sparandogli alle spalle e lo ha fatto con premeditazione e per futili motivi». Sono queste le motivazioni con cui la pm Elenia Manno ha chiesto e ottenuto l’approfondimento dei fatti in dibattimento.

L’autopsia, fin da subito, ha messo i primi punti fermi sul delitto: un solo colpo di pistola, esploso alle spalle di Alaimo, che ha perforato polmone e aorta. Così è morto il medico ucciso da un suo paziente che, stando a quanto ha dichiarato, si sarebbe sentito «preso in giro» dai ritardi nel rilascio di un certificato medico indispensabile per il rinnovo della patente. Oltre alla piena confessione di Vetro, secondo quanto si evince negli atti, gli indizi a suo carico arriverebbero dalla testimonianza dell’addetta alla reception dello studio medico, che ha assistito alla scena, e dalle immagini dell’impianto di videosorveglianza che hanno immortalato il bidello allontanarsi dalla struttura sanitaria. La difesa ha sostenuto che l’imputato soffre di problemi psichiatrici. Una questione che potrebbe essere approfondita durante il dibattimento. Il giudice, però, ha rigettato la richiesta di perizia formulata nel corso dell’udienza preliminare dal legale di Vetro. Il 47enne che, al momento, si trova detenuto nella casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto (in provincia di Messina) dove c’è un reparto di salute mentale.

I familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Barba, si sono costituiti parte civile e lo stesso ha fatto anche l’ordine dei medici dando mandato all’avvocato Vincenzo Caponnetto. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Santo Lucia, non ha ottenuto il giudizio abbreviato in quanto precluso da una recente legge per i reati puniti con la pena dell’ergastolo. Il giudice per l’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio, davanti alla Corte di Assise. La prima udienza del processo è stata fissata per il 22 giugno.


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