Il 6 novembre scorso alle ore 18.30 presso l’auditorium Mario De Mauro dell’Istituto Francesco Ventorino, si è tenuta la presentazione del corso Prison of Peace organizzato dalla Fondazione Francesco Ventorino in collaborazione con LIBRA ETS ed il Centro Servizi per il Volontariato Etneo. Come evidenziato da Arianna Fezzardi, psicologa e responsabile dell’associazione LIBRA di Mantova, e da Dimitra Gavriil, giurista e mediatrice, responsabile del progetto Prison of Peace per l’Europa, il corso, le cui lezioni si stanno tenendo sino all’8 novembre presso la sede della Fondazione Ventorino, ha lo scopo di insegnare metodi non violenti di risoluzione dei conflitti per migliorare la convivenza tra detenuti e gli operatori penitenziari; ciò attraverso la pratica e gli esercizi di ascolto attivo, al fine di affinare le competenze relazionali dei partecipanti, la capacità di problem solving, per abbassare la tensione di relazione, gestire le emozioni forti, fino a diventare quella terza parte neutra in grado di supportare due o più persone in conflitto tra loro a trovare una soluzione ai possibili contrasti che possono nascere anche dentro le mure del carcere.
Appare sempre più evidente che il sistema giudiziario e delle carceri in particolare non riesce più ad assicurare il pieno rispetto dei diritti sanciti anche per i detenuti dall’articolo 27 della Costituzione (le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato), men che mai si riesce ad abbassare la recidiva, che ha raggiunto ormai percentuali elevatissime, fino a sfiorare l’80 per cento. L’esperienza di Prison of Peace, che nasce in California su iniziativa di alcune detenute, ha dimostrato invece che, per coloro che hanno partecipato al corso, la percentuale di recidiva si azzera quasi totalmente.
Prison of Peace si inserisce nell’ambito dei programmi di giustizia riparativa, che la Fondazione Ventorino sostiene come possibilità di gestione dei conflitti derivanti dai reati, oltre che come tentativo di dare un’altra possibilità al detenuto. L’attuale sistema penale infatti, pur con il ricorso agli strumenti alternativi alla detenzione, non risolve alla radice il problema dell’incontro fra la vittima e colui che ha commesso il reato in quanto chi ha subito un reato resta comunque fuori o comunque marginalizzato dalla possibilità di ricomposizione libera e volontaria della frattura creatasi.
La Fondazione Francesco Ventorino, oltre a gestire la scuola paritaria dove si svolgerà l’incontro, gestisce anche a titolo gratuito la scuola per l’infanzia (Mammola) a San Giovanni Galerno, che rischiava di chiudere per l’assenza di fondi da parte del Comune di Catania e la casa di accoglienza sita a Motta Sant’Anastasia intitolata al beato Rosario Livatino, che ospita diversi detenuti che possono usufruire degli arresti domiciliari, ma che per varie ragioni (assenza di una propria abitazione, impossibilità di usufruire di tale pena alternativa in quanto la propria casa coincide con il luogo dov’è stato commesso il reato) non possono utilizzare tale strumento. Tutte le opere di solidarietà gestite dalla Fondazione sono finanziate con risorse proprie o tramite il ricorso al fundraising. Alla presentazione del corso erano presenti fra gli altri il responsabile per la pastorale per le carceri dell’Arcidiocesi di Catania, Alfio Pennisi, il presidente della Fondazione Francesco Ventorino, Michele Scacciante ed il vice presidente, Dario Sortino, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Antonino Di Stefano ed il Presidente dell’associazione di promozione sociale Difesa e Giustizia, avvocato Massimo Ferrante.
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