«Dopo la festa, rimangono negli armadi in attesa che le tarme li consumino». A cambiare il destino degli abiti da sposa ci ha pensato don Antonio Nuara. Ormai ex parroco (per «raggiunti limiti di età», visto che ad aprile conterà ottanta primavere) della chiesa Immacolata di Ribera, in provincia di Agrigento. «Adesso mi è stata assegnata […]
Il prete siciliano che ha creato un atelier di abiti da sposa in canonica: «Affinché non vengano più usati solo una volta»
«Dopo la festa, rimangono negli armadi in attesa che le tarme li consumino». A cambiare il destino degli abiti da sposa ci ha pensato don Antonio Nuara. Ormai ex parroco (per «raggiunti limiti di età», visto che ad aprile conterà ottanta primavere) della chiesa Immacolata di Ribera, in provincia di Agrigento. «Adesso mi è stata assegnata una piccola chiesetta dove celebro, confesso e accolgo le persone», spiega a MeridioNews il prete che di idee rivoluzionarie ne ha già avute e continua ad averne. L’ultima, almeno finora, è stata quella dare nuova vita agli abiti bianchi usa e posa per donarli a future spose meno abbienti. Un progetto ambizioso per cui don Nuara ha creato un atelier temporaneo di abiti da sposa all’interno del saloncino parrocchiale. «Lo spazio per la carità – afferma don Nuara – si trova sempre». Attivo quotidianamente sui social, è da lì che ha lanciato appelli alle spose a fare riprendere vita ai vestiti usati solo un giorno e trasformarli in «vere testimonianze d’amore».

«Hanno risposto in tantissime, soprattutto giovani donne, e li hanno spediti da tutta Italia». Tanto che, di abiti da sposa il sacerdote ne ha raccolti 110. «Una ottantina – racconta entusiasta – sono arrivati nuovi, ancora con le etichette e confezionati negli ultimi tre anni». A inviarli sono stati alcuni negozi che, nel frattempo, hanno chiuso e si erano rassegnati a vederli invecchiare in magazzino. «Per quelli già usati – aggiunge il prete – ho chiesto aiuto a due sarte che lavorano in una boutique di vestiti da cerimonia. Abbiamo controllato tutto per fare in modo che fossero impeccabili». Tra le indicazioni per la spedizione c’era che gli abiti fossero lavati in lavanderia, non troppo vecchi e in buone condizioni. «Perché – sottolinea don Nuara – anche le persone povere hanno una loro dignità che va rispettata anche nel fare gesti di carità».
Che sono arrivati e arriveranno vicino e lontano. Un primo stock è già stato consegnato a due comunità a Catania. «Sia le suore della Carità sia i volontari della Casa della Mercede – riferisce il prete – sono già riusciti a distribuire i vestiti da sposa alle donne che li avevano richiesti». Altri pacchi, invece, sono ancora nella canonica dell’Agrigentino ma già pronti a partire: destinati in Madagascar, in Tanzania e in Congo. «Si è creato un bel circolo virtuoso di carità che spero non si interrompa perché – dice – anche le spedizioni, che sono la parte più complicata e onerosa del progetto, siamo riusciti a renderle sostenibili – conclude don Nuara – tramite le molte donazioni che sono arrivate».