Se nel celebre film il postino suonava sempre due volte, in Sicilia ha cominciato a farlo a giorni alterni. È partita l’8 febbraio la sperimentazione della nuova organizzazione di recapito della corrispondenza varata da Poste Italiane. L’Isola, insieme all’Emilia Romagna, è stata scelta come regione pilota per verificare la funzionalità del nuovo sistema: la posta arriverà nelle case dei siciliani a giorni alterni. Le prime cavie sono stati sei Comuni della provincia di Catania – Gravina, Mascalucia, Tremestieri, Acireale, Acicatena, Acicastello – a cui si è aggiunta Augusta. Oggi tocca al primo capoluogo, Messina.
«Si tratta della quarta ristrutturazione aziendale in dieci anni – spiega Gisella Schillaci, segretaria provinciale della Cisl Slp – dovuta sia al calo dei volumi che all’accelerazione delle dinamiche del mercato postale, nonché all’evoluzione tecnologica che sta digitalizzando il cartaceo». A Catania e Palermo la riorganizzazione dovrebbe partire tra marzo e aprile, ma è tutto subordinato dall’approvazione della legge sulla riforma delle province. A prevedere la riorganizzazione è anche l’Agcom. «Solo per la città di Messina – continua Schillaci – si prevede il taglio di 45 zone di recapito». Assorbite dall’allargamento di quelle che restano. Su una stessa area opereranno quotidianamente due portalettere. «La consegna giornaliera sarà garantita solo per alcuni prodotti: la posta prioritaria, i quotidiani, le raccomandate e gli atti giudiziari».
Con la nuova sperimentazione su tutto il territorio siciliano è previsto un totale di circa mille lavoratori in eccedenza. «Abbiamo accettato questa strada – prosegue la sindacalista – perché era il male minore e soprattutto l’azienda ha garantito il mantenimento dei posti di lavoro. I portalettere in eccedenza dovrebbero rimpolpare gli addetti al pubblico negli uffici postali. Si sta pensando anche ad attivare un fondo di solidarietà per favorire il prepensionamento o l’esodo incentivato che consenta a chi sceglie di lasciare il lavoro di avere a disposizione una quota di denaro che gli permetta di arrivare all’età pensionabile».
Diverse sono tuttavia le criticità rilevate da Cisl Poste per la mancanza di un numero adeguato che possa sostenere la nuova organizzazione interna nello smistamento della corrispondenza. «I sacrifici – conclude la segretaria provinciale della Cisl Poste – non hanno mai spaventato i lavoratori postali che hanno a cuore le sorti di Poste Italiane ma non saranno sufficienti se anche l’azienda non farà quello che è di sua competenza. A rispettare le regole devono essere entrambe le parti».
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