L’esito del tampone è arrivato sabato e subito dopo il lavoratore lo ha comunicato alla segreteria del distretto etneo. Preoccupati molti colleghi che si rivolgono ai sindacati: «Tanti a casa con la febbre, ma siamo costretti ad andare a lavoro»
Positivo al Covid-19 un messo della Corte d’Appello Dopo i primi sintomi l’uomo era a casa da 15 giorni
Un caso positivo di Covid-19 alla Corte d’Appello di Catania. Secondo quanto verificato da MeridioNews si tratta di un dipendente che svolge la mansione di messo all’interno degli uffici di piazza Giovanni Verga. L’uomo, che attualmente si trova a casa in quarantena obbligatoria, era già in malattia da circa 15 giorni dopo avere accusato alcuni sintomi: lo scorso sabato ha comunicato l’esito positivo del tampone faringeo.
La notizia è circolata rapidamente tra i colleghi generando la naturale preoccupazione. Ma, nonostante l’emergenza, i dipendenti devono recarsi nei propri uffici. «Siamo in apprensione per lui e per noi stessi – racconta una dipendente a MeridioNews – perché più o meno tutti eravamo in contatto col collega per la tipologia del lavoro che svolgeva, compresi alcuni magistrati. La nostra paura cresce anche perché alcuni colleghi si sono messi in malattia, e adesso si trovano a casa con la febbre».
Tra le misure richieste dai lavoratori c’è anche la chiusura gli uffici. Dal canto suo, la presidenza aveva già predisposto la sanificazione dei locali per sabato e domenica, già prima quindi che fosse stata confermata la notizia dell’avvenuto contagio. «Sabato non siamo andati a lavoro per la sanificazione degli ambienti, ma già lunedì tutto sembrava essere tornato alla normalità – prosegue – Dopo la riunione di lunedì, solo ad alcuni di noi è stata data la possibilità dello smart working e solo per due giorni a settimana: il resto è costretto a recarsi a lavoro».
Sempre da quanto affermato dalla funzionaria, i colleghi non sarebbero stati messi nelle condizioni di lavorare sotto protezione: i kit al personale, infatti, sarebbero stati consegnati solo intorno al 19 marzo. «Sono stati dati soltanto un paio di guanti e una mascherina monouso, ma solo ad alcuni e troppo tardi – osserva – Prima del 19 negli uffici c’era semplicemente un foglio con le precauzioni da prendere. Tra l’altro fino a pochi giorni fa il flusso di gente nei locali non è stato per niente attenuato».
Nel frattempo dalla corte d’Appello fanno sapere che, qualora ci fossero altri casi sospetti, sarà compito degli uffici comunicarlo di concerto con l’Asp. Tuttavia non si placano le paure del personale. La sigla sindacale Usb ha contestato alla presidenza e ai vertici della corte d’Appello di non attenersi ad alcune disposizioni dettate dagli ultimi decreti governativi. L’ultimo esposto di Usb risale al 23 marzo, dopo una prima lettera del 12 marzo. Oltre a richiedere la piena applicazione delle norme, i sindacati hanno sottolineato come le pubbliche amministrazioni debbano offrire soltanto i servizi indifferibili attraverso il lavoro agile e le turnazioni debbano essere concesse a tutti i dipendenti.