«Non si possono affrontare questioni epocali come quella delle migrazioni con strumenti banali e superficiali, come si fa oggi in Italia». A riscontrare e a denunciare la tendenza è la professoressa Donatella Di Cesare, filosofa e docente alla Sapienza di Roma e alla Scuola Normale Superiore di Pisa e autrice del libro Stranieri residenti (Bollati Boringhieri 2017). E proprio per creare uno spazio di confronto e offrire prospettive diverse al dibattito nazionale, sabato alle 17 avrà inizio al Molo di Levante del porto di Catania (voci) dal confine, un ciclo di lezioni pubbliche organizzate dal network Sconfinati e dedicate ai temi della questione migranti.
Non è un caso che siano state scelte dall’associazione le banchine del porto del capoluogo etneo. Lì, infatti, a fine agosto il caso della nave della Guardia costiera italiana Diciotti ha visto il suo epilogo e ai 137 migranti, prima soccorsi su un barcone in avaria al largo di Lampedusa e poi rimasti per giorni ormeggiati a Catania, è stato concesso lo sbarco. Quel caso «ha rivelato che sotto l’egida della legalità sono stati violati i diritti umani», sostiene Paola Di Mauro, ricercatrice di lingua e letteratura tedesca al Dipartimento di Scienza cognitive di Messina e cofondatrice di Sconfinati. «Abbiamo fondato questa associazione spontaneamente anche a partire da quella esperienza – racconta – perché ci siamo resi conto che occorreva reagire ed essere presenti fisicamente».
È questo adesso l’obiettivo del gruppo catanese. «In un periodo in cui si crede che un commento sui social network sia sufficiente per prendere posizione, vogliamo rilanciare la centralità della partecipazione attiva a partire dalla proposta di alcune lezioni pubbliche da intendere come luoghi di ragionamento collettivo su alcune questioni fondamentali», spiega Di Mauro. Nella prima lezione, che sarà tenuta proprio dalla filosofa romana, si affronterà la questione dell’immigrazione tentando di «scardinare quella narrazione fondata sulla paura – spiega Di Cesare – e quella propaganda che ha fomentato sentimenti negativi e di odio e che, purtroppo, ha attecchito». Alla base della posizione della docente c’è l’idea che, nel contesto politico contemporaneo, si viva uno scontro tra lo Stato-nazione e il migrante.
«Come cittadini siamo abituati a guardare il naufragio da spettatori, senza abbandonare i privilegi di chi gode di un punto di vista interno allo Stato, e dimenticando così di assumere la prospettiva di chi arriva – sostiene Di Cesare -. Lo Stato esercita la sua sovranità anche con la violenza, con i muri, i porti chiusi, i confini. E i migranti sono colpevolizzati già solo per essersi mossi, per aver messo a repentaglio l’ordine statocentrico». A questo punto, secondo la docente, i diritti dei cittadini e i diritti umani collidono. «I cittadini sono davvero legittimati a escludere e discriminare?», si chiede la filosofa. «Il concetto di cittadinanza è un concetto vecchio. Ius soli e ius sanguinis sono fantasmi del passato – afferma Di Cesare – ed essere cittadini non vuol dire essere proprietari del territorio nazionale, ma godere dei diritti sottesi a quello status>>.
A fianco a Paola Di Mauro, nell’associazione catanese promotrice degli incontri, ci sono anche Massimo Blandini (operatore culturale), Maria Carmela Sciacca (proprietaria della libreria Vicolo Stretto) e Abdelfetah Mohamed (Associazione Africa Unita). Ma il network ha intenzione di aprirsi alla collaborazione con altre associazioni cittadine per «unire le forze», spiega Di Mauro e «proporsi come realtà ausiliaria di riflessione e partecipazione». E se il clima registrato negli ultimi anni è, secondo la filosofa Di Cesare, quello di un razzismo crescente, quali strumenti abbiamo a disposizione per comprendere il fenomeno delle migrazioni? «Occorre leggere e studiare – conclude la docente -. Bisogna conoscere per combattere l’ignoranza».
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