Il 14 agosto risveglia ogni anno nei palermitani tradizioni radicate: dai falò costruiti alla meglio per attendere il fatidico bagno di mezzanotte fino agli accampamenti di tende dei più giovani sulla spiaggia. Quest’anno c’è chi ha voluto portare una nuova moda, arrostendo la carne direttamente in acqua
Ferragosto, tra rifiuti abbandonati e barbecue a mollo «Più norme e controlli, ma prima serve dare esempio»
«Stigghiola pronte!». A sentire questa frase si potrebbe pensare di essere finiti nel bel mezzo di una scampagnata, tra alberi sotto ai quali cercare riparo dal sole e tavoli in legno da pic nic apparecchiati. Invece no. Basta guardarsi intorno per vedere mare ovunque, quello della riserva naturale di Barcarello, che in occasione della vigilia del Ferragosto si è trasformata in un tappeto di gente, tende e gazebi. Ma anche di griglie. C’è chi infatti, per l’occasione, si è voluto attrezzare ancora meglio, portando con sé il barbecue per arrostire la carne. A guardare bene sono in molti che quest’anno hanno deciso di organizzarsi così. Qualcuno si è addirittura piazzato direttamente dentro l’acqua per arrostire, urlando a squarciagola tutte le volte che una nuova stigghiola era pronta. Una nuova moda che non ha lasciato indifferenti i bagnanti più tradizionali, che hanno fatto partire le segnalazioni.
«Si può trovare una soluzione a tutto senza dover essere estremisti», commenta ottimista Vincenzo Lombardo, presidente del Circolo Palermo Futura di Legambiente. Secondo lui un rimedio contro i peggiori vizi potrebbe essere quello di realizzare delle infrastrutture poco invasive a ridosso delle spiagge: «Un po’ come si è fatto già per la Favorita e per il bosco Ficuzza, dove l’aver creato delle strutture pubbliche ha permesso di scongiurare il massacro totale». È convinto infatti che quello che definisce «liberismo qualunquista» derivi dal fatto che non esistono regole, né istituzioni locali e provinciali che si adoperano per trovare soluzioni. «Senza norme e controlli è una gara a chi spara prima, sembra il Far west. In realtà funziona come per l’acqua, per osmosi: mancando regole e norme, il palermitano vandalizza barbaricamente ogni spazio rimasto a disposizione e sottratto a una qualche progettualità».
Ma le norme da sole, anche quando ci sono, non bastano. La parola d’ordine, quella da cui partire, è «sensibilizzazione», secondo Lombardo. «Ognuno deve fare la sua parte – spiega – Ogni anno facciamo azione informativa nelle scuole elementari, i bambini sono attenti e raccolgono i nostri messaggi. È soprattutto dai più piccoli che si deve partire, per sperare in qualche cambiamento». Ma se i piccoli sono più predisposti a recepire gli insegnamenti, come fare invece con chi è già adulto? «Dando l’esempio – continua -. Una volta ho visto un signore gettare la buccia dell’anguria sulla sabbia. Senza dirgli nulla mi sono alzato, l’ho raccolta e l’ho gettata in un cestino lì vicino. Quel tipo ha capito immediatamente e si è mortificato». Secondo Lombardo oggi persino i più refrattari al cambiamento, ad esempio in fatto di rifiuti differenziati, sembrerebbero cominciare a capire: «Anche i più restii alla fine entrano in crisi e si adeguano».
Atteggiamenti ai quali si deve necessariamente affiancare il controllo del territorio, non solo da parte delle autorità ma anche dei cittadini stessi, che per primi vigilano su luoghi e beni comuni. «Non serve certo ricorrere alle ronde. Se sono a mare io stesso divento una sentinella a protezione del territorio e posso dire a chi mi sta accanto, usando i modi giusti, se una cosa è sbagliata ed è meglio non farla. Serve insomma un’azione combinata: aggiungere più cestini, realizzabili anche con materiale di recupero, sensibilizzare la gente recuperare, infine l’identità delle borgate marinare. Creando punti di riferimento per le persone darà loro certezze e ne eviterà l’imbarbarimento. Ma chiaramente non è un processo immediato».