Nuovo polo pediatrico rendering

Il Polo pediatrico di Palermo, un’attesa lunga vent’anni: ecco reparti, posti letto e servizi. Tra attesa e dubbi

Vedrà la luce nel più breve tempo possibile il polo pediatrico di Palermo, una delle più grandi opere incompiute d’Italia, avviata nel 2002 durante il governo regionale di Totò Cuffaro, con Ettore Cittadini all’assessorato alla Salute. Un obiettivo che il presidente Renato Schifani ha messo in agenda dal primo minuto del suo insediamento a Palazzo D’Orleans e, nei giorni scorsi, il nuovo progetto dell’attuale giunta regionale – che andrà a bando il 14 aprile – ha ottenuto il finanziamento di 170 milioni di euro dal governo Meloni. Il nuovo polo pediatrico offrirà 134 posti letto, ripartiti tra l’area di emergenza-urgenza e i 14 reparti previsti: Pediatria generale (16 posti), Neuropsichiatria (8 posti), Malattie respiratorie (15 posti), Gastroenterologia (8 posti), Oncoematologia (16 posti), Chirurgia pediatrica (16 posti), Ortopedia (4 posti), Urologia (2 posti), Neurochiruria (4 posti), Rianimazione (8 posti), Grandi ustioni (2 posti), Cardiochirurgia (12 posti), Cardiologia (10 posti) e la Nefrologia che sarà composta da 8 posti, più 4 per la dialisi. L’area di Emergenza-Obi avrà 5 posti. Sono previste, inoltre, 4 sale operatorie e una sala ibrida, insieme a 10 posti di terapia intensiva.

Come sarà il nuovo polo pediatrico di Palermo

In totale, dunque, il polo pediatrico d’eccellenza occuperà un’area di oltre 45 mila metri quadrati, dei quali tremila destinati al verde e circa ottomila metri quadrati alla struttura, che avrà un sistema di isolatori per renderla del tutto antisismica. Altri 1.500 metri quadrati saranno destinati alla diagnostica per immagini, oltre al punto di primo soccorso, laboratori, ambulatori, aule conferenza, luoghi di culto, una foresteria di 8 stanze per i parenti, una zona ristorazione con 100 posti a sedere e una elisuperficie in copertura per le emergenze. Sarà realizzato, infine, un parcheggio da 284 posti auto – di cui 12 per diversamente abili -, 15 parcheggi rosa e 31 posti moto, con 4 colonnine di ricarica e pensiline fotovoltaiche. Per scelta dei precedenti governi regionali, la nuova struttura farà capo all’azienda ospedaliera Arnas Civico-Di Cristina, nonostante sia contigua all’ospedale Cervello. Proprio ieri, il presidente Schifani ha incontrato a Roma i vertici di Invitalia, chiamata a gestire l’intero processo della gara, per definire i dettagli dell’iter del bando. L’obiettivo è chiaro: accelerare i tempi e procedere rapidamente con la gara, considerata una priorità strategica dal governo regionale.

La reazione delle associazioni: tra soddisfazione e limiti

«Si tratta di un passo fondamentale per dotare la Sicilia di una realtà all’avanguardia, dedicata alla salute dei bambini – dichiara Schifani – facendo dell’Isola un punto di riferimento per tutto il Sud Italia e l’area del Mediterraneo». Soddisfazione arriva anche dalle associazioni che da anni chiedono il recupero della struttura, pur inghiottendo qualche boccone amaro. «Siamo contenti che la Sicilia potrà contare su un centro altamente specializzato, limitando così la migrazione sanitaria nelle strutture del Nord Italia – spiega Maria Calderone, presidente dell’associazione Iris – Anche se purtroppo non conterrà, almeno in prima battuta, il reparto di Malattie metaboliche rare (già sottodimensionato all’ospedale dei Bambini Di Cristina, ndr)». «Finalmente anche la Sicilia avrà il suo reparto di Neurochirurgia pediatrica – afferma Cira Maniscalco, presidente dell’associazione Cosmann -. Sarebbe giusto, però, che venissero insediati medici esperti in malattie rare e soprattutto neurochirurghi pediatrici che trattano puntualmente questi casi. Chiediamo, inoltre, sia presente un team multidisciplinare in grado di seguire l’intero percorso diagnostico e terapeutico. La prevenzione e la diagnosi precoce sono punti indispensabili da cui partire».

I commenti della politica

«Avremo a Palermo un’eccellenza sanitaria che si chiedeva da anni, dedicata interamente ai bambini – dichiara Raul Russo, senatore di Fratelli d’Italia -. Questa struttura, inoltre, rientra nella contronarrazione che viene fatta sul governo Meloni: si dice che stia smantellando il sistema sanitario pubblico, e invece questa mi sembra la migliore illustrazione del fatto che ciò non sia assolutamente vero. Si tende, anzi, a riqualificare il Servizio sanitario nazionale». Dall’opposizione, però, si teme l’effetto annuncio da parte del governo regionale: «Non possiamo che essere contenti se si garantisce ai cittadini, specie ai più piccoli, un alto standard di servizi dedicati alla salute, ma certo dobbiamo scongiurare l’ennesima cattedrale nel deserto», commenta il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo. Che, nell’attesa della realizzazione del nuovo polo, guarda al presente: «Non sono stati risolti i problemi legati alle liste d’attesa infinite, ai pochi medici nelle strutture pubbliche sottoposti a turni massacranti e alle aggressioni – conclude – A servire già adesso è una rete di assistenza basata sulla prevenzione e gli ambulatori nel territorio, che affianchino l’attività del centro di eccellenza. Ma, sul punto, questo governo è sordo».

La storia della struttura

Il bando di aprile sarebbe un secondo avvio – si spera più fortunato – per il progetto avviato nel 2002. Ma con la prima pietra della struttura ospedaliera posata solo nel 2007, con l’appalto per la realizzazione del CEMI (Centro d’eccellenza materno infantile) per un importo complessivo di 51 milioni e 316mila euro. Nel 2008, ad aggiudicarsi i lavori è la ditta ATI-CIR Costruzioni S.p.A.- Consorzio Stabile Busi, la quale nel 2011 dà comunicazione all’ospedale Civico di aver subappaltato i lavori all’Impresa Lungarini di Fano, subentrata l’anno dopo. Il Cemi, intanto, diventa Ismep (Istituto Mediterraneo di Eccellenza Pediatrica) ma, in seguito alle rilevanti difficoltà finanziarie dell’appaltatore, dal 2015 i lavori procedono a rilento, con personale ridotto. Nel 2017, però, arriva il fallimento della Lungarini, quando erano già state sostenute delle spese per un valore di 10 milioni e 120 mila euro. Oggi, a oltre vent’anni dal progetto, il cantiere rimane con le strutture portanti incomplete e in stato di totale degrado. Fino all’insediamento di Schifani che, con i fondi regionali, ha deciso di salvare lo scheletro della struttura su cui sorgerà il nuovo ospedale.


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