Foto di Marcello Rabozzi da Pixabay

Agente aggredito nel carcere di Catania: «Noi poliziotti non siamo più disposti a farci massacrare»

«Ennesima gravissima aggressione alla polizia penitenziaria in servizio nel carcere etneo». La denuncia di un altro caso, avvenuto ieri sera intorno alle 20 nella casa circondariale di piazza Lanza a Catania, arriva dal consigliere del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) Francesco Pennisi. Stando a quanto emerso, un giovane agente sarebbe stato aggredito per futili motivi da un detenuto che lo avrebbe colpito con pugni e calci. Il poliziotto, che è stato trasportato in ospedale, ha riportato un trauma cranico, sono stati necessari diversi punti di sutura al cuoio capelluto ed è stato diagnosticato anche un trauma alle costole. L’agente è stato giudicato dagli operatori sanitari guaribile in 30 giorni

«A questo punto – afferma il sindacalista – non resta che chiedere lo stato di emergenza. L’amministrazione penitenziaria ha dimostrato ormai da tempo di non essere in grado di gestire l’ordine e la disciplina all’interno degli istituti penitenziari siciliani. Le responsabilità nella catena di comando – continua Pennisi – sono molteplici. Ci chiediamo come mai detenuti già autori di altri gravi eventi critici non siano trasferiti altrove». Il sindacalista lamenta poi che sia la polizia penitenziaria a pagare le «irresponsabilità istituzionali: le fiction del creare gruppi di intervento operativo, al fine di arginare le miriadi di gravi eventi critici quotidiani, non servono a nulla. Per fronteggiare questa emergenza, serve altro». Il Sappe, da tempo, continua a reiterare la richiesta per l’uso del taser, il rafforzamento degli organici e il coordinamento tra i vari livelli dell’amministrazione. «La polizia penitenziaria non è più disposta a farsi massacrare e l’abbandono prematuro del servizio di tanti colleghi ne è la prova: i competenti organi istituzionali intervengano, prima che sia troppo tardi», è l’appello di Pennisi.

Sull’episodio nel carcere di piazza Lanza a Catania, un commento è arrivato anche da Donato Capece, segretario generale del Sappe: «Quel che sta succedendo nelle carceri nelle ultime settimane (tra suicidi, aggressioni, risse ed evasioni) è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato. Il sistema penitenziario, per adulti e minori – aggiunge – si sta sgretolando ogni giorno di più e ha assoluta necessità di interventi urgenti». Da anni il Sappe denuncia la necessità di espellere i detenuti stranieri dall’Italia, «che sono oggi quasi 20mila a fronte delle oltre 62mila presenze». Dal sindacato, inoltre, sono convinti che «la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto: anche l’aver tolto le sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento sono priorità assolute. Eppure, la politica se n’è completamente fregata», sottolinea Capece. 


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