Politica e comunicazione

Filippo Spataro sta tenendo un corso di “Marketing & Comunicazione politica” in seno a Medialab/lingue. Prima di passare all’intervista, per comprenderne meglio la natura e gli obiettivi riportiamo qui di seguito la presentazione del corso fatta dallo stesso Spataro.

Come si organizza una campagna elettorale di successo? Perché il marketing e la comunicazione sono diventate due leve fondamentali per l’elaborazione di una strategia politica vincente? Come si seleziona il target di riferimento?
Quali sono e come si scelgono i mezzi più efficaci per raggiungere il cuore degli elettori-target? Come si redige un programma elettorale efficace? Come, quando e perché si utilizzano i sondaggi? Quali sono e come si pongono in essere le attività di fund raising?
Qual è la differenza tra un politico star e uno che non lo è? Quanto è importante lo staff del candidato e quali figure “professionali” dovrebbero farne parte?

Si risponderà a questi e ad altri quesiti, passando al vaglio e analizzando case histories a livello nazionale e internazionale (dalle chiacchierate del caminetto di Roosevelt alla nuova frontiera di Kennedy, dalle affissioni di Berlusconi ai blue sky di Blair).
Nella parte pratica, i frequentanti, simulando un contesto elettorale e dei candidati, si cimenteranno nella pianificazione di una campagna elettorale, prendendo utili spunti dall’osservazione critica di casi concreti.

Il tuo corso è frequentato, oltre che da studenti di Lingue, anche da alcuni di Scienze Politiche, Lettere e Giurisprudenza. Verrebbe da pensare che i giovani ritornano a interessarsi di politica. E’ così?

No, purtroppo. Salvo forse che nelle scadenze elettorali, perché generalmente si tende a capirne e saperne di più. Ma non è solo colpa della politica e dei politici che spesso danno di sé un’immagine litigiosa e confusa. E’ anche colpa dei giovani, o perlomeno di una buona parte di essi, che non s’informa, non legge quotidiani, non guarda telegiornali o programmi di natura politica (penso, per esempio, a Ballarò o Porta a Porta o Otto e mezzo).

Ma se questo è plausibile per certe categorie sociali (absit iniuria verbis), non è affatto ammissibile per la categoria studenti, soprattutto universitari. I quali dovrebbero sapere che la politica non è solo il balletto compiaciuto (e a volte sbilenco) dei suoi interpreti principali (i politici), ma è soprattutto gestione della res pubblica. A qualsiasi livello. E gestione della res pubblica significa, per esempio, quale sistema universitario e giudiziario e costituzionale e elettorale per il nostro Paese. Gestione della res pubblica significa, a Catania, quali soluzioni ai problemi della città e quali ai problemi dei giovani (per tutti, l’occupazione). Non è vero che la politica, i politici e i programmi di governo di destra, di sinistra, di centro, di sotto e di sopra sono tutti uguali e sono tutti tesi all’interesse di parte o, peggio, personale, come una banale vulgata qualunquistica ribadisce. Ci sono differenze. Ma le differenze si colgono quando c’è conoscenza. Dunque, sapere audete!

I giovani, secondo te, come vivono questa “distanza”?

Credo (e spero) male. Ma, come ho detto prima, è anche colpa dei giovani che – pur avendo gli strumenti intellettivi e culturali e (cosa non irrilevante) il tempo e le occasioni – non s’informano e quindi non sanno. Non c’è cosa peggiore di guardare un programma o leggere qualcosa e non capirci un’acca. Lo so. Ma prima o poi, in un modo o nell’altro bisogna pure iniziare…

Hai visto qualche manifesto elettorale ben fatto, dal punto di vista comunicativo, in giro per Catania?

Se dovessi fare una graduatoria, per il consiglio comunale mi sembrano ben fatti (anche se, a mio avviso, con qualche accorgimento in più i primi due potevano essere ancora migliori e quindi più efficaci) quelli di Orazio Licandro (estremista…), quelli di Anna Finocchiaro (finisce l’illusione…) e quelli di Giovanna Monaco (una come te).

Per il Sindaco, invece, non ho scorto granché. Almeno fin qui. “Io ho scelto Catania” di Scapagnini dal punto di vista grafico e fotografico era semplicemente orrendo. I ragazzi del mio laboratorio di pubblicità avrebbero senz’altro saputo fare molto meglio… Quello attuale (la forza dei fatti), anche se foto-graficamente è molto migliore del primo, non mi sembra comunque molto impattante. “Il sindaco che ci unisce” di Bianco, dal format indubbiamente molto chiaro e leggibile, ha un’headline (“il sindaco che ci unisce”, appunto) che non vuol dire e perciò non dice niente. Per ora credo che questo possa bastare. Tra breve conto di fare un articolo per Step 1 in cui proverò a raccontare e spiegare, entrando un po’ di più nel dettaglio tecnico, la campagna elettorale catanese.

Potrebbe nascere una materia d’insegnamento per la nostra facoltà dal tuo laboratorio?

Non sarebbe una cattiva idea. Si dovrebbe però cambiare il titolo. Non “Marketing & comunicazione politica” ma “Comunicazione istituzionale e politica”. Anche perché, come tu stesso hai già potuto constatare seguendo il mio corso, pure se velocemente (il tempo che abbiamo è purtroppo limitato) prima di iniziare a parlare del marketing elettorale, ci siamo riservati le prime lezioni per capire cosa sono, come sono organizzate e quali funzioni svolgono le istituzioni politico-istituzionali (parlamento, presidenza della Repubblica e del Consiglio, regioni, province, comuni, ecc.). E con quali sistemi elettorali vengono eletti i loro rappresentanti. Del resto, se non si conosce il terreno in cui avviene lo scontro, se non si conoscono le regole del gioco, come si può pensare di fare una buona consulenza politica?

A tuo parere, la comunicazione politica può offrire sbocchi professionali?

Sì. E, cosa alquanto interessante, anche in Sicilia. Perché se è vero che le aziende di certo livello sono poche e spesso, anche queste, dal punto di vista del marketing e della comunicazione, sono poco organizzate (ragione per cui chi voglia fare il mestiere del comunicatore è costretto a migrare verso zone un po’ più marketing oriented) le istituzioni politiche e i politici ci sono e sono numerosi. E oggi le istituzioni da un lato, e i politici dall’altro, sono obbligati a comunicare. E nel modo più efficiente ed efficace possibile. Pena: il crollo dell’immagine e/o la sconfitta elettorale.

Perché la consulenza politica non può né deve limitarsi alla sola campagna elettorale. Una volta eletto, il candidato, deve saper restare al potere o, se si preferisce un’espressione meno machiavellica e più politically correct, deve saper dimostrare che è in grado di assolvere ai compiti cui è stato chiamato dagli elettori. Si pensi a Berlusconi. Anzi no. Si pensi a Scapagnini e alla pessima comunicazione della sua immagine e della sua azione di governo a Catania, che ha completamente annullato quel fisiologico vantaggio che un “uscente” ha sempre rispetto allo sfidante (in questo caso, Enzo Bianco).

Mario Grasso

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