Temperature roventi che sfiorano i 40 gradi, personale che sviene per i colpi di calore ed esami istologici che vengono ripetuti più volte per formulare le diagnosi. Sono le condizioni all’interno dell’unità operativa di Anatomia patologica al comparto dieci dell’azienda ospedaliera-universitaria Policlinico-Vittorio Emanuele, in via Santa Sofia, a Catania. L’equipe – composta da medici, specializzandi, tecnici di laboratorio, personale amministrativo e ausiliari – si occupa degli esami istologici di organi e tessuti.
Un lavoro certosino e delicato, utile a diagnosticare patologie oncologiche e a indirizzare le scelte terapeutiche per i pazienti. Ore trascorse tra microscopi, reagenti e temperature al limite della sopportazione già prima della comparsa dell’anticiclone Lucifero e dell’ondata di caldo africano che interessano l’Isola ormai da diversi giorni. Il tutto a causa di di un impianto di aria condizionata obsoleto e mal funzionante, insufficiente a creare la temperatura idonea per gli strumenti e il personale.
Il cattivo funzionamento risalirebbe almeno ai primi giorni di luglio. Quando dall’unità di Anatomia patologica parte una richiesta «urgentissima» per dotare uffici e laboratori di sistemi di refrigerazione dell’aria. Prima di allora anche negli anni precedenti, secondo quanto ricostruito da MeridioNews, sono stati fatti dei tentativi, poi rivelatisi vani, per riparare l’impianto già esistente. «Sono emersi – si legge nella richiesta – gravi disagi a carico del personale medico e di comparto, nonché modificazioni degli ambienti di lavoro». Proprio quest’ultimo sarebbe uno dei punti che preoccupano maggiormente i camici bianchi in servizio al Policlinico. A mancare sarebbero infatti le condizioni ambientali utili per il campionamento, la processazione, il taglio e la colorazione dei campioni tissutali. «La paraffina dei blocchetti contenenti il campione si scioglie, rendendo impossibile la preparazione dei vetrini necessari per formulare la diagnosi istologica», racconta un medico al nostro giornale.
Per fare un esempio concreto: se una persona è malata di cancro, la diagnosi potrebbe ritardare per la necessità di ripetere più volte i passaggi tecnici. Un problema che sembra non essere inedito e che andrebbe avanti da qualche anno. Nonostante le comunicazioni, l’ultima appunto a luglio. Alla quale, però, non sarebbero seguiti interventi concreti per risolvere il disagio. Ecco perché nei giorni scorsi viene inoltrata una nuova missiva urgentissima con la quale si chiede l’istallazione di alcuni condizionatori. Il sollecito arriva ad agosto, a distanza di diverse settimane dal sopralluogo di alcuni operai che avrebbe dovuto risolvere il problema. Ritardi che ai lavoratori fanno pensare alla mancata volontà di adeguare quello che risulta essere un polo datato rispetto al resto delle strutture.
«Non ci lamentiamo del caldo come lavoratori, ma per le conseguenze che comporta al delicato lavoro che facciamo», spiegano dall’unità operativa a MeridioNews. Un lavoro da circa 200 campioni analizzati a settimana. E, in tutta questa situazione, c’è anche chi è crollato a terra per l’eccessivo caldo. Così, aspettando che gli organi competenti intervenga o nella speranza che Lucifero si faccia da parte, all’unità di Anatomia patologica ci si arrangia alla meno peggio con porte e finestre spalancate sperando in un po’ di aria.
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