Polemica per le parole di Pietro Agen Addiopizzo Catania: «A chi giovano?»

È polemica tra i ragazzi dell’associazione Addiopizzo di Catania e Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia. L’ex assessore del Comune catanese, infatti, «dopo avere sminuito la scelta di un imprenditore (Gregory Bongiorno, presidente di Confindustria Trapani ndr) di denunciare i propri estorsori perché colpevole di essere stato vittima della mafia fino al 2007 – spiegano i ragazzi in un comunicato – rincara la dose dicendosi sorpreso della decisione della Guardia di finanza etnea indetto una conferenza stampa sul sequestro di cinque milioni di euro effettuato ad Angelo Ercolano, imprenditore incensurato, nipote del defunto capomafia Pippo Ercolano, iscritto alla Confcommercio».

Il presidente della categoria in Sicilia, proprio in occasione dell’incontro con i media al centro della questione, aveva manifestato un certo stupore al quotidiano online Live Sicilia per il fatto che fosse stata organizzata una conferenza stampa per un reato di evasione fiscale. «È necessario che le accuse degli inquirenti siano prima accertate, per me si è colpevoli solo con una condanna definitiva», aveva detto. Parole che di certo hanno avuto effetto su quanti si sforzano di diffondere la cultura antimafiosa. «Cui prodest? A chi giovano simili esternazioni?», si chiedono i membri di Addiopizzo. L’associazione catanese, «peraltro ospite di uno dei locali della Confcommercio etnea – specificano i membri – auspica che le esternazioni del presidente Agen non siano condivise dai vertici di Confcommercio catanese e dalle associazioni antiracket del sistema Confcommercio, perché diversamente significherebbe pregiudicare il lavoro di squadra e il rapporto di fiducia che dovrebbe esserci tra tutte le associazioni antiracket e di categoria».

E in effetti le importanti dichiarazioni di Agen non solo creano tensione con i ragazzi di Addiopizzo Catania, ma anche una spaccatura tra i rappresentanti delle categorie. Completamente favorevole alla conferenza stampa delle fiamme gialle, infatti, si dichiara il presidente etneo di Confindustria, Domenico Bonaccorsi Di Reburdone. «Diffondere il più possibile un’ informazione di questo tipo, infatti, agisce anche da deterrente e da monito, – dice – e le associazioni di categoria dovrebbero allontanare, proprio a tutela degli imprenditori onesti e della libertà delle imprese, chi viene toccato da tali provvedimenti. Sottoscriviamo e facciamo nostra la nota di Confindustria Sicilia, Confindustria Palermo, Addiopizzo, Liberofuturo e Fai, che stigmatizza il tentativo di delegittimare chi denuncia gli estorsori, – continua Di Reburdone – perché chi ha già provato sulla propria pelle gli attacchi della criminalità e si ribella, non solo merita tutto il sostegno possibile, ma dimostra di avere proprio quegli attributi di cui inopportunamente parla il presidente regionale e vicepresidente nazionale di Confcommercio».


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Creano un caso le recenti dichiarazioni del presidente di Confcommercio Sicilia, che provocano la replica dei ragazzi del movimento antiracket etneo. A non trovarsi d'accordo con le esternazioni del dirigente sono anche alcuni esponenti della sua stessa associazione di categoria. Perché avrebbe sminuito la denuncia contro i suoi estorsori di un imprenditore trapanese, non condividendo nemmeno la scelta di una conferenza stampa per parlare di un sequestro preventivo ai danni di Angelo Ercolano, nipote incensurato del defunto capomafia Pippo

Creano un caso le recenti dichiarazioni del presidente di Confcommercio Sicilia, che provocano la replica dei ragazzi del movimento antiracket etneo. A non trovarsi d'accordo con le esternazioni del dirigente sono anche alcuni esponenti della sua stessa associazione di categoria. Perché avrebbe sminuito la denuncia contro i suoi estorsori di un imprenditore trapanese, non condividendo nemmeno la scelta di una conferenza stampa per parlare di un sequestro preventivo ai danni di Angelo Ercolano, nipote incensurato del defunto capomafia Pippo

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