Prima ne hanno vista una soltanto. Poi si sono avvicinati e hanno notato tutte le altre. Gli ospiti di una serata in spiaggia, tra il lido Belvedere e il lido Le Piramidi di viale Kennedy, sono stati i primi a vedere le neonate tartarughe, tutte della specie Caretta Caretta, che tentavano di raggiungere il mare. E che avevano appena rotto il guscio delle uova all’interno delle quali sono cresciute, nascoste sotto la sabbia del litorale di Catania. In 27 sono state recuperate, messe in una bacinella e poi lasciate sulla battigia, affinché andassero in acqua. Un’altra, invece, è arrivata da sola fino alle onde. «Questo sembra un anno abbastanza proficuo», dice Grazia Muscianisi del Fondo siciliano per la Natura. È stata lei, già volontaria del Centro di recupero per la fauna selvatica – ormai chiuso -, ad essere avvisata, intorno alle tre del mattino di giovedì, dall’Istituto zooprofilattico. «Tutta la filiera della salvaguardia degli animali si è attivata immediatamente», afferma.
Oltre alle uova che adesso si sono schiuse, sulle spiagge degli stabilimenti balneari di viale Kennedy c’è almeno un altro nido. Con 75 uova, al lido Jolly. Poco più in là, alle porte dell’oasi del Simeto, al villaggio Campo di mare c’è un terzo nido con 24 uova. «Queste dovrebbero schiudersi ormai a momenti. Probabilmente in origine le uova erano di più, ma sono state portate via dalle mareggiate – continua Muscianisi – Al lido Jolly, invece, ci aspettiamo la nascita per i primi giorni di settembre». «È importante che quando le uova si schiudono ci sia grande attenzione su di loro. Bisogna che raggiungano l’acqua prima del sorgere del sole, perché non possono stare a lungo esposte alla luce diretta senza rischiare di morire. Quelle nate la notte scorsa, poi, in un primo momento erano rimaste disorientate dai rumori e dalle luci della serata che si stava svolgendo. Per fortuna sono state tutte tratte in salvo».
«Prima non lo dicevamo con facilità – precisano dal Fondo siciliano per la Natura – perché la tutela di questi animali era più complicata, però la Playa e tutto il litorale fino ad Agnone Bagni è la culla delle tartarughe. Le femmine arrivano di notte, depongono le uova e non tornano più. È importante che questo venga individuato come un posto sicuro per loro». Il grande numero di uova deposte, poi, dipende dalla difficoltà che avranno i piccoli di diventare adulti. «Le tartarughe hanno un sacco di predatori naturali durante tutta la loro vita – continuano gli esperti – Da piccole ci sono cani, volpi, gabbiani. Quando entrano in acqua se la devono vedere prima coi pesci più grossi, poi con gli squali e con le spade dei pesci spada. E come se non bastasse la natura ci si mettono gli ami dei pescatori, le buste di plastica, la spazzatura che loro mangiano».
La Caretta Caretta è la specie di tartaruga marina più diffusa nel Mediterraneo. «Ma non è l’unica presente», spiegano. «Ci sono stati casi in cui sono arrivate specie di tartarughe giganti. Sono quelle dalle quali capisci com’è che questi animali esistono al mondo da 120, 130 milioni di anni. A Lampedusa ne hanno fatto motivo di turismo, sarebbe il momento che lo facessimo anche noi. Altrove è accaduto che dei bambini, dopo aver trovato delle uova di tartaruga, ci abbiano giocato tirandosele addosso. Dobbiamo creare consapevolezza su questo argomento. Perché se una cosa la conosci, la proteggi».
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