Placebo – Meds

Placebo – Meds (2006, Virgin)
1 Meds
2 Infra-red
3 Drag
4 Space Monkey
5 Follow The Cops Back Home
6 Post Blue
7 Because I Want You
8 Blind
9 Pierrot The Clown
10 Broken Promise
11 One Of A Kind
12 In The Cold Light Of Morning
13 Song To Say Goodbye

Per un motivo o per un altro, il nuovo lavoro dei Placebo non è stato di certo in cima alla lista degli album più attesi del 2006: chi aveva visto nel precedente “Sleeping With Ghosts” (2003) il canto del cigno della band inglese, intenta qui a coverizzare se stessa in uno sterile tentativo di riciclarsi, avrà sicuramente cancellato dai preferiti il link del loro website; mentre i fans più accaniti avranno avuto (ci scommetto) un certo timore per quello che sarebbe potuto venir fuori dopo il deludente predecessore del 2003 ed un inutile greatest hits come “Once More With Feeling”.

La verità, come (quasi) sempre, sta nel mezzo: Meds, quinto album in studio dei Placebo, presenta un involucro modellato ad arte per ingraziarsi i fans di vecchia data, allontanandosi allo stesso tempo da quel dettato fastidiosamente elettronico di “Sleeping With Ghosts” che tante critiche aveva sollevato tra le frange più “integraliste” dei sostenitori del trio britannico. E così la ritrovata vena chitarristica della band fa subito la sua comparsa nella title-track d’apertura, brano impreziosito (si fa per dire…) da una ospite di lusso quale Alison “VV” Mosshart (voce dei The Kills); Infra-Red è l’unico episodio che, pur non presentando chissà quali novità, ha le carte in regola per restare nella storia dei Placebo, a differenza di brani come Drag o Space Monkey o il singolo Because I Want You, esempi più palesi di come i Placebo abbiano deciso di clonare a più ripetizioni le vecchie perle della propria produzione.

L’ottima melodia di Pierrot The Clown precede l’apparizione della seconda special guest dell’album: il vocalist dei R.E.M. Michael Stipe accompagna Brian Molko in Broken Promise, brano dove ad una delicata partenza segue una esplosione sonora non propriamente adatta alla fievole voce di Stipe. A chiusura troviamo due brani che riabilitano in parte i Placebo ai nostri occhi: l’angosciante ballata In The Cold Light Of The Morning e una canzone veloce e ritmata come Song To Say Goodbye, un binomio di bowieana memoria (soprattutto il primo pezzo) che presenta anche le migliori prove vocali di Molko.

Nonostante “Meds” non sia dunque un album sgradevole, ne passa dal giudicarlo all’altezza di “Without You I’m Nothing” o “Black Market Music”; i Placebo si dimostrano ancora una volta ostinatamente legati ad una forma canzone poco originale e noiosamente impregnata di autocitazionismo, il passo in avanti rispetto all’album del 2003 si nota, ma ha tutta l’aria della tremolante andatura di uno zoppo che arranca.

Emanuele Brunetto

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