«Un gruppo di studio composto da professionisti volontari per il nuovo piano regolatore», che si occuperà di elaborare per Catania delle soluzioni urbanistiche in linea con la filosofica green city. Ovvero, l’uso della compensazione ecologica preventiva. Questo il concetto di fondo del Catania Green plan, incontro di idee per la città verde tenutosi al Maas, il mercato agroalimentare, all’interno della fiera Miflorplantarum. Alla presenza del sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, degli ordini professionali e di alcune associazioni di categoria, Vera Greco, sovrintendente per i beni culturali, ha illustrato i contenuti di un protocollo basato su un decalogo con dei principi per una città ecosostenibile e con al centro la cura del paesaggio e «l’inserimento di nuove piante per dare ossigeno alla città, calcolando il fabbisogno in base al numero di auto». Un decalogo che tutti i presenti si sono detti ben disponibili a firmare, aderendo a quello che può definirsi un esempio di «urbanistica partecipata». Ma come si inserisce il discorso green city all’interno del nuovo piano regolatore?
Secondo il professore Paolo La Greca, direttore del dipartimento di urbanistica della facoltà di ingegneria di Catania e consulente per l’elaborazione del nuovo piano regolatore, la «bozza presentata a dicembre in consiglio comunale contiene già degli elementi in questa direzione», citando le ampie aree verdi e ancora una volta l’uso della perequazione quale metodo virtuoso per la creazione di nuove aree. Aree di cui c’è un gran bisogno, a sentire il sindaco Stancanelli, che dichiara che «Catania ha al momento meno del 50 per cento delle aree destinate a servizi rispetto a quanto previsto dagli standard». Un modello di città che, almeno in questa fase teorica, dovrebbe somigliare a quanto fatto a Reggio Emilia, uno dei pochi esempi in Italia di green city. A parlarne il professor Federico Oliva, presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica, che ha fatto un quadro su quanto in questi anni si sia progettato, ma poco realizzato in termini pratici, con la filosofia green. Come a Roma, dove l’ultimo piano regolatore orientato alla diminuzione delle emissioni nocive non è stato realizzato per il «cambio della giunta, facendo perdere un’opera importante solo per motivi politici», un’abitudine diffusa in Italia, sostiene Oliva. Il piano, dice il professore Oliva, prevedeva una «robusta cura del ferro», a sottolineare l’ampio uso delle linee ferroviarie anche per i trasporti urbani.
«Spero che non siano solo chiacchere» ci dice Antonio Presti, fondatore di Fiumara d’Arte e filantropo impegnato nel rilancio dell’immagine del quartiere Librino. Presti ci confida che, dopo dieci anni dal suo arrivo, se avesse lanciato «un messaggio semplice di condivisione della bellezza di un semplice fiore, oggi Librino sarebbe un giardino». E propositivo invece il neo presidente Ance Nicola Colombrita, che sottolinea come «sia strano che una associazione di costruttori stia in una conferenza dove non si parla di costruire niente di nuovo, ma solo di ristrutturare». Secondo Colombrita però c’è certamente bisogno di nuove piante per dare ossigeno alla città, ma il problema mobilità è da risolvere il prima possibile, riducendo «le decine di migliaia di auto in ingresso ogni giorno».
Quando arriverà il nuovo piano regolatore in consiglio comunale? Il sindaco Stancanelli dice «entro fine marzo», appuntamento che dovrà essere confermato dall’arrivo della Valutazione ambientale strategica, documento rilasciato dalla regione Sicilia. Se non dovesse arrivare entro febbraio, l’iter per il nuovo piano regolatore potrebbe bloccarsi ancora per lungo tempo.
[foto di Francesco Cambria]
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