Nel dibattito sul ddl Cirinnà sulle unioni civili restano fuori figure queer, letteralmente stravaganti, che rifiutano di etichettare la propria sessualità. Come il poliedrico artista palermitano che rivendica la «libertà di amare chi si vuole», nonostante le delusioni. Guarda il video
Piero Arcidiacono: nato libero, odia l’ipocrisia «Posso amare chiunque, anche un oggetto»
Piume e lustrini. E uno sguardo che si fa malinconico. «Io posso amare un uomo, una donna, un oggetto qualsiasi o nessuno. Io voglio avere libertà di amare. Guai se qualcuno me lo impedisse». Piero Arcidiacono è un personaggio poliedrico. Cantante, attore, scrittore, ballerino, pittore e costumista ha lavorato con diversi registi tra cui Ciprì e Maresco. Dal 1987 è collaboratore della comparseria del teatro Massimo e questo gli ha permesso di partecipare ad alcune opere e operette dirette da Mauro Bolognini, Graziella Sciuti, Filippo Crivelli. Il video pubblicato è uno stralcio del documentario girato nel 2002 sulla sua vita, ma mai andato in onda. Tra i temi toccati c’è l’amore, che per Piero è «libertà di amare chi si vuole». Nonostante, a causa delle delusioni subite, ormai per lui l’amore sia solo l’arte, a cui si concede anima e corpo. «Per mia disgrazia, so leggere nel cuore delle persone», racconta.
Estratto (per gentile concessione degli autori) dal documentario Stations di Michele Astori e Costantino Margiotta
Pietro Arcidiacono è figlio e nipote d’arte. Il padre Antonino è stato cantante, attore, autore di sketch e, per molti anni ha lavorato all’Eiar – l’antenata della Rai -, anche come tecnico del suono. Lo zio Aurelio Arcidiacono, professore di viola d’amore e direttore del conservatorio Bellini di Palermo, è stato consulente musicale presso il centro di produzione Rai di Roma collaborando, per la parte musicale, con prestigiosi registi di cinema e tv, tra i quali Blasetti, Zeffirelli, Majano, Bolchi. Pietro, sale su un palcoscenico per la prima volta a dieci anni, quando recita accanto al padre in L’eredità dello zio buonanima.
Da allora non lascia più questo mondo, fatto di pallettes, lustrini, musica, finzione, ma anche tanta verità. Così comincia la carriera, si forma al centro teatrale di Walter Barone, recitando in lingua e dialetto. Fa parte della compagnia di Aldo De Caro e, come cantante e attore, partecipa agli spettacoli della cooperativa musicale Sicilart e con Piero Pollarolo ed Enza Rappa lavora in diverse radio e tv private. Fino a quando non arriva al teatro massimo nel 1987. Il sogno più grande di Piero è quello di uscire dall’ombra nella quale ormai vive da diversi anni e potersi affermare nel panorama della cultura e dello spettacolo. Senza compromessi. Solo in nome dell’arte. «Io sono libero, sono nato libero e voglio morire libero – spiega – Senza condizioni di parte, né politica né di altro genere».