A dicembre sono terminati i lavori per la copertura dei reperti di epoca romana, ma il per togliere il cantiere si attendono gli ultimi passaggi burocratici. La villa scoperta nel 2000 durante dei lavori della rete idrica sarà liberata entro fine mese dalle protezioni in legno e consegnata a cittadini e turisti. Guarda le foto
Piazza Sett’Angeli, dopo 16 anni via recinzioni Domus vicino alla Cattedrale presto visitabile
Entro fine mese dovrebbe essere tolta la recinzione in legno che nasconde i lavori per preservare i mosaici di piazza Sett’Angeli, alle spalle dell’abside della Cattedrale. Il cantiere, finanziato con 116mila euro di fondi Po-Fesr 2007-2013, ha chiuso i battenti a fine dicembre 2015, ma per togliere la staccionata si aspetta di fissare la data di riconsegna dell’area alla Sovrintendenza ai Beni culturali di Palermo.
«Nel 2000 – Racconta Rosa Not, responsabile unico del procedimento dirigente del Centro Regionale per la Progettazione e per il Restauro – durante la posa della rete idrica, vennero trovati dei mosaici e fu avvertita la Sovrintendenza che li identificò come pavimentazione di una domus, e datò quei reperti come manufatti dell’età romana imperiale, quindi attorno al I-II secolo dopo Cristo. La responsabile degli scavi, l’archeologa Francesca Spatafora, decise che quelle tessere dovessero rimanere sul posto, quindi – vista la mancanza di fondi – si stabilì di ricoprire il tutto con un geotessuto e con del brecciolino».
Nel frattempo l’attenzione sull’area si è affievolita e le sterpaglie hanno iniziato a colonizzare la superficie dello scavo. Poi nel 2011 la svolta: «Venne introdotta – continua Not – una nuova linea d’intervento dei fondi Ue dedicata alle tecnologie innovative in ambito archeologico, e il Centro per il restauro presentò delle schede progettuali relative alle indagini sulle pavimentazioni antiche in due siti pilota, ovvero a Solunto e appunto in piazza Sett’Angeli. Adottammo il progetto di recupero dei mosaici e di copertura dell’area redatto dalla Sovrintendenza e iniziammo gli studi e le ricerche».
La prima fase ha comportato il diserbo, la rimozione del telone e delle piccole radici che si erano infiltrate al di sotto. Si è avuta qualche apprensione per una radice un po’ più consistente di ailanto che aveva compromesso alcune tessere, ma una eventualità del genere era stata prevista, e un restauratore è riuscito a riparare i danni. Poi si è passati al consolidamento dei muretti che delimitavano i vari ambienti della domus e alla realizzazione della copertura trasparente. Durante gli scavi per posizionare i pali di sostegno in direzione corso Vittorio Emanuele venne pure alla luce un pozzo, probabilmente di epoca medievale che è stato ricompreso nella copertura. «La soddisfazione – spiega la responsabile – è quella di aver utilizzato tutti i fondi e nel tempo previsto, facendo un buon lavoro. Ora però bisogna pensare a trovare le somme per la manutenzione ordinaria, visto che i mosaici ora saranno più esposti, e spingere per una pedonalizzazione dell’intera piazza, per far sì che i reperti e il nostro lavoro possano essere goduti al meglio».
Dopo che il Centro per il restauro diretto da Enza Cilia ha ultimato i collaudi dell’opera, la Sovrintendenza, titolare dei beni archeologici, l’assessorato regionale ai Beni culturali – dal quale dipende il Centro – e il Comune – proprietario dell’area in cui si trovano i reperti e la copertura – stanno lavorando in vista della cerimonia ufficiale di riconsegna e per concordare gli opportuni criteri di gestione.