Pescatori rapiti in Libia, parlano gli armatori «Chiusi per 30 giorni dentro una cella al buio»

Scortati da una fregata della Marina Militare, i motopesca Medinea e Antartide, sono in navigazione verso la Sicilia. L’arrivo a Mazara del Vallo è previsto per domani. Si è conclusa così dopo 108 giorni la prigionia dei 18 marittimi, sequestrati lo scorso mese di settembre dai miliziani del generale Haftar. «Sono stati mesi difficili, è stata dura. Abbiamo cambiato quattro prigioni». È il primo racconto del comandante del Medinea Pietro Marrone. A riferire i particolari è l’armatore Marco Marrone che ieri è riuscito a parlare con gli uomini del suo equipaggio. 

«Sinceramente mi aspettavo di peggio – dice l’armatore contattato al telefono da MeridioNews – li ho sentiti tranquilli, ma hanno confermato di aver avuto paura. Mi hanno raccontato di essere rimasti rinchiusi per 30 giorni all’interno di una cella al buio. Sono stati divisi tra di loro, italiani da una parte, tunisini dall’altra. Non hanno subito violenze fisiche ma dal punto di vista psicologico – prosegue Marrone – è stato pesante. Sono uomini di mare, abituati ad affrontare le tempeste, supereranno anche questo trauma».

Sono stati mesi difficili per le famiglie dei pescatori. Un susseguirsi di appelli, presidi di fronte Montecitorio, fino all’occupazione dell’aula consiliare del comune di Mazara del Vallo. «Tutti pensiamo – dice ancora Marco Marrone – che forse si poteva fare di più, 108 giorni sono troppi. Ma in questo momento vogliamo lasciarci alle spalle le polemiche e gioire per il ritorno dei nostri pescatori a casa. Ci sarà tempo per tirare le somme». 

Anche l’armatore dell’Antartide, Leonardo Gangitano, ieri pomeriggio da un altro peschereccio è riuscito a contattare gli uomini del suo equipaggio. «Un’emozione grandissima – dice – dopo tutto questo tempo. Li ho sentiti provati ma felici di essere finalmente liberi. Gli uomini della Marina Militare hanno provveduto a fornire l’equipaggio di tutto il necessario. A bordo del peschereccio non c’è più nulla, hanno portato via tutto, il televisore, la macchina del caffè, il Vhs, il computer di bordo, persino i farmaci. Questo è quanto mi ha riferito il comandante – prosegue – ma l’unica cosa che conta in questo momento è che loro tornino a casa dalle loro famiglie. Le polemiche? Ci sarà tempo, per il momento pensiamo alla gioia di poterli finalmente riabbracciare. Avremo tutto il tempo per capire meglio quello che è successo». 

La città, si sta già preparando ad accogliere i pescatori con una festa al Porto Nuovo. «Tutto si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-covid – sottolinea il sindaco Salvatore Quinci – Quando ho ricevuto il messaggio del ministro Di Maio – racconta il primo cittadino – è scoppiata la festa. Sono stati giorni pesanti, interminabili. Avevo promesso che se fossero ritornati prima di Natale ci sarebbero stati i fuochi d’artificio e così sarà». Passati i festeggiamenti, i pescatori verranno ascoltati, non appena possibile dai carabinieri del Ros, su delega della Procura di Roma che sulla vicenda ha aperto un fascicolo.


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