Perché bisogna mandare a casa Crocetta

da Francesco Busalacchi
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Caro direttore,

i pogrom avviati da Crocetta contro la burocrazia regionale, una sorta di guerra santa scatenata contro le proprie milizie, indignano e fanno pensare. Lei sa che ho lavorato (io lo posso dire!) per più di trent’anni nell’amministrazione regionale, e per venti di questi in posizioni apicali. Ho guidato osservatori privilegiati (la Segreteria della Giunta di Governo, lo Staff politico del Presidente della Regione) e ho diretto poi numerosi dipartimenti regionali. Conosco la mia amministrazione come pochi, ne conosco pregi e difetti.

Un Presidente della Regione che non c’è più e che inseguendo un suo progetto irrealizzabile, lasciò il Governo della burocrazia nelle mani di uno sciagurato, sosteneva che la burocrazia regionale ha tante teste e tante code. Può essere, ma una cosa è certa. I dipendenti regionali possono apparire ben strani: se non scocca una particolare scintilla, tutto diventa astioso, aspro, in salita, ma se la scintilla scocca, è tutta discesa: un fervore incredibile, si dimenticano gli orari, le beghe, si pensa e si lavora per essere pronti a fornir l’opra che è diventata l’opera della loro vita. Io questa scintilla l’ho vista scoccare, sia nei tanti posti dove sono stato, sia in quelli con a capo miei colleghi, e sono stati tanti, guidati dallo stesso interesse esterno, il bene dell’amministrazione.

Vede, direttore, i dipendenti regionali sono un bersaglio facile, un muretto basso. Chi li demonizza, chi li criminalizza ha gioco facile. Trova spazio nella stampa, consensi e condivisione nel cittadino e vive di rendita. Tutti dimenticano che la burocrazia è un potere derivato. Esso viene dalla politica; dimenticano che lo status burocratico viene dalla politica. Invece di colpire e bollare e additare allo scandalo i politici che creano i privilegi, si crocifigge il beneficato. Facile, no? E’ che ad un certo punto tutti dimenticano che il pesce puzza dalla testa.

Un’amministrazione sotto tiro è un’amministrazione che perde quel minimo collante che le consente di fare almeno l’ordinario. E un’amministrazione che praticamente cessa di funzionare è un alibi perfetto per chi non sa, non vuole e non può far nulla. E’ il metodo Lombardo. Cambiare gli assessori due volte l’anno significò cambiare per necessità direttori e, a cascata, capi servizio e fermare la ‘macchina’. Così Lombardo è riuscito a sopravvivere alla propria nullità.

Infatti, mentre infuriano le purghe, che cosa hanno fatto in questi primi mesi Crocetta e la sua Giunta piena di dilettanti allo sbaraglio? Nulla, ma in questo clima di caccia alle streghe, nessuno se ne accorge. Quali grandi progetti sono stati avviati? Quale leggi di riforma sono in cantiere? Nessuno, nessuna.

Anticipo l’obiezione. Stanno lavorando in silenzio. Ebbene, la riforma dell’amministrazione è una priorità importante, una grande opera e, come diceva qualcuno, le grandi opere si compiono in silenzio.

Se analizziamo bene la questione, le opzioni per valutare l’operato del presidente Crocetta sono due: o è in buona fede, e lo fa perché non riesce a capire che la Regione non è Gela e che non si governa facendo terra bruciata nel settore pubblico e proclamando la guerra alla mafia, che, nella sua analisi rozza, a quanto pare, ha sede centrale negli assessorati.

Se dunque è in buona fede, saremmo di fronte a un personaggio grossier e greve, incapace di una pur minima analisi e di una conseguente strategia. Del resto, riflettiamo. Oltre i coatti del Partito democratico e i furbastri dell’Udc, la parte più consistente dell’elettorato di Crocetta è composto di provinciali rozzi e incolti, e lui incarna la personificazione del loro riscatto sociale. Se uno come Crocetta arriva a ricoprure la carica di Presidente della Regione con i nostri voti, allora, concludono orgogliosi, noi valiamo.

Oppure, ed è l’altra ipotesi, Crocetta sa bene quali sono i suoi limiti e quelli del contorno politico e ha avviato una manovra di sopravvivenza, tirando a campare, sparando nel mucchio e sollevando i famosi polveroni.

Nell’uno e nell’altro caso avremmo a che fare con un soggetto inadeguato al ruolo istituzionale che ricopre e che sarebbe bene mandare a casa al più presto.

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Chiunque vorrà intervenire su tale argomento lo potrà fare. Il giornale gli riserverà lo stesso spazio che ha riservato a questo intervento.
la redazione


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