Il riferimento si trova nel documento approvato dalla giunta regionale che chiede al ministero un aumento dei posti letto, perché «la Sicilia è sede di cospicui sbarchi di immigrati clandestini necessitanti di assistenza e cure primarie e di ricoveri ospedalieri»
Per il governo Musumeci i migranti sono tutti «clandestini» Nella delibera ufficiale: «Incidono sulle risorse della sanità»
«Gli immigrati clandestini incidono fortemente sulle risorse della sanità regionale». Non sono parole estrapolate da un comizio di Matteo Salvini, né di altri esponenti leghisti. È la frase, scritta nero su bianco, in un documento ufficiale della Regione siciliana, in particolare nella delibera approvata dalla giunta del governatore Nello Musumeci che accompagna il riordino della rete sanitaria.
Nelle pagine che introducono il tema, presentando il contesto generale dell’attuale rete sanitaria, si legge: «Si rappresenta che la Sicilia è sede di cospicui sbarchi di immigrati clandestini necessitanti di assistenza e cure primarie e di ricoveri ospedalieri che incidono fortemente sulle risorse della sanità regionale e con un trend crescente».
In sostanza secondo l’assessorato alla Salute tutti i migranti che arrivano sulle coste siciliane, ancor prima di essere valutati in base al loro eventuale diritto di asilo, sono «clandestini». Va all’attacco il deputato Claudio Fava: «Ci sembra una caduta imbarazzante di stile e di verità provare a giustificare squilibri e carenze del sistema accusando non meglio specificati “migranti clandestini” di incidere “fortemente” sulle risorse della sanità regionale. Il segno dei tempi si legge anche nell’involuzione dei linguaggi».
Non è la prima volta che l’assessorato regionale alla Salute tocca il tema delle cure di cui necessitano i migranti. Già sotto il governo Crocetta, il dipartimento aveva avviato un’interlocuzione con il ministero della Salute per valutare un aumento dei posti letto concessi alla Sicilia, anche sulla base delle cure offerte agli stranieri che sbarcano nell’Isola. Bisogna precisare che è la Croce Rossa a fornire la prima assistenza nei porti siciliani, e solo una piccola parte di chi arriva viene ospedalizzato per situazioni di emergenza. A questi si aggiungono i migranti che, dopo aver presentato domanda di asilo, attendendo risposta nei centri di accoglienza, hanno necessità di cure ospedaliere per eventuali patologie o disagi. Ma su questo l’assessorato non fornisce alcun numero.
Nella delibera approvata dalla giunta si fa riferimento genericamente «all’occupazione di posti letto da parte di migranti» che, «di fatto determina un’indisponibilità delle risorse necessarie ad abbattere, o quantomeno a ridurre, la mobilità passiva». Quest’ultima è rappresentata dal numero di siciliani che non si fidano dell’offerta sanitaria dell’Isola e che scelgono ancora di fare la valigia per andare a curarsi altrove. A questo dato dovrebbe contrapporsi quello della mobilità attiva, cioè di coloro che vengono in Sicilia da altre Regioni d’Italia per farsi curare. Nel rapporto tra le due statistiche, utile anche a stabilire quanti posti letto spettano alla Sicilia, la Regione chiede al ministero di contare anche i migranti. Cosa che finora non è stata fatta. «Si propone – si legge ancora nella delibera della giunta Musumeci – di conseguenza di aumentare il numero complessivo di posti letto fino al raggiungimento dello standard di tre ogni mille abitanti, compensando in tal modo la mobilità passiva con quella attiva determinata dall’occupazione dei posti letto da parte degli immigrati».
Secondo Fava si tratta di «una caduta di stile tentativo di giustificare carenze addossando colpe a migranti», all’interno di un piano di riordino che «così com’è presentato, non è giudicabile. Rappresenta – afferma il deputato di Cento passi per la Sicilia – solo una parte di ciò che una seria e urgente riforma del sistema sanitario regionale pretende».