Si sono svolte oggi all'alba le esequie per il boss di Comiso, dopo che il questore ha vietato cerimonie pubbliche. Secondo la curia iblea il rito in ogni caso non si sarebbe potuto svolgere in forma canonica, ma solo per l'impossibilità di fare funerali nei giorni della Passione
Per il boss Campailla funerali privati e militarizzati La scelta del questore e la posizione della Diocesi
Niente funerali pubblici per Mario Campailla, soprannominato Saponetta, morto in un incidente stradale mentre stava viaggiando sulla SP 20 tra Comiso e Santa Croce Camerina a bordo della sua moto dopo averne perso il controllo e finendo contro il guardrail della corsia opposta.
Il questore di Ragusa Salvo La Rosa ha vietato le esequire religiose. Il rito si è svolto in forma privata all’alba di oggi al cimitero di Comiso ed erano presenti una trentina di familiari mentre tutta l’area è stata presidiata da polizia e carabinieri. La Diocesi di Ragusa non è intervenuta per vietare funerali pubblici, come successo in altre diocesi per soggetti condannati in via definitiva per mafia quale era Campailla, ma dalla Curia fanno sapere che il funerale non si sarebbe svolto comunque in forma canonica per una motivazione legata alla Settimana Santa, e cioè l’impossibilità di celebrare messe funebri tra il giovedì santo e la Pasqua.
Il 56enne Campailla, soprannominato ‘U checcu e Saponetta, era considerato dalla Direzione nazionale antimafia il reggente del clan degli Stiddari a Comiso. L’uomo era stato arrestato nuovamente nel luglio del 2015 con una nuova accusa di associazione mafiosa e di avere creato una rete estorsiva all’interno della quale erano finite diverse vittime, tra commercianti e cittadini. In quella occasione, gli inquirenti avevano ricostruito diversi episodi in cui, per imporre il proprio controllo sul territorio, Saponetta e altri due avrebbero fatto ricorso anche a minacce e violenze. A diventare oggetto delle minacce di Campailla, nell’estate di quello stesso anno, era stato anche il sindaco di Comiso Filippo Spataro.