Per caso la riforma del Senato Renzi-Berlusconi la vuole la signora Merkel?

IL NOSTRO DUBBIO NASCE DALLE PRESSIONI ESERCITATE SUI SENATORI PER APPROVARE UNA LEGGE DI STAMPO FASCISTA. FORSE, RIMA DI ANDARE AVANTI, BISOGNEREBBE DARE LA PAROLA AGLI ELETTORI

di Carmelo Raffa

Oggi riprenderà al Senato l’iter per l’approvazione della riforma voluta da Matteo Renzi e benedetta dall’ex Cavaliere Silvio Berlusconi.

Un coro di critiche e non solo dalle opposizioni continuano a manifestarsi nei confronti di questo provvedimento che nei fatti stravolge il lavoro fatto dai Padri della nostra Repubblica dopo la seconda guerra mondiale.

Anche Il Prof. Mario Segni, una delle Personalità che, attraverso l’arma dei referendum, ha dato una spallata alla Prima Repubblica, senza peli sulla lingua ha espresso la propria contrarietà in merito alla proposta di riforma in discussione al Senato dove trapelano chiaramente dei mal di pancia nei settori del PD e nei berluscones.

Malumori già culminati nell’approvazione, a scrutinio segreto, di un emendamento presentato dai leghisti e proseguiti da una forte contestazione nei confronti del Presidente del Senato, Piero Grasso, che stranamente non ammetteva più il voto segreto su altri emendamenti.

Non sembra dunque una battaglia facile per Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che vorrebbero fare approvare una riforma che va nella direzione di togliere agli elettori la possibilità di scegliere i propri parlamentari alla Camera. Mentre il Senato, oltre al forte ridimensionamento numerico, si ridurrebbe ad avere funzioni quasi ininfluenti e consultivi rispetto alla Camera dei deputati.

Palazzo Madama avrebbe quindi, per certi versi, funzioni simili al disciolto Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.

I nuovi componenti del nuovo Senato non verrebbero eletti dai cittadini, ma nominati. In questo contesto viene fuori il paradosso che i Senatori a vita nominati dal Capo dello Stato resterebbero numericamente come prima e quindi avrebbero più incidenza in un nuovo Organismo che sarebbe composto da 100 (95 membri scelti dai consigli regionali e cinque di nomina presidenziale).

La prevista riforma prevederebbe che i consigli regionali sceglieranno, con metodo proporzionale, 74 componenti ed inoltre ogni Regione eleggerà un Sindaco. Pertanto nella nuova Assise di Palazzo Madama ci sarebbe la presenza di 74 consiglieri regionali, 21 Sindaci e 5 illustri Personalità nominate dal Presidente della Repubblica.

L’unico fatto positivo è che non si prevede alcuna indennità per i 95 Senatori di nomina delle Regioni e ciò farà conseguire un risparmio allo Stato di circa mezzo miliardo di euro annue.

Le negatività sono diverse, anzi troppe, perché ci sarebbe uno sbilanciamento dei poteri veri verso un’unica Camera e ciò con tutti gli annessi e connessi. Siamo convinti che i nostri Padri costituzionalisti post-fascismo hanno cercato in tutti i modi di evitare in futuro altre dittature e salvaguardare le istituzioni democratiche attraverso i compiti di controllo reciproci Camera-Senato.

Ed ora se ne ridimensiona una e l’altra fa l’asso pigliatutto. In più c’è da dire che la riforma elettorale per la Camera non da spazio agli elettori di scegliere. E quindi? Pochissime persone avrebbero in mano il destino dell’Italia.

Senza possibilità di esprimere preferenze e senza primarie trasparenti ed obbligatorie nei fatti si va incontro ad una dittatura con la parvenza di democrazia. Per impedire ciò si muovono in dissenso alcuni parlamentari del PD e berlusconiani e fanno fronte comune con i Senatori delle forze di opposizione (Movimento 5 Stelle, Sel e Lega).

Noi ci chiediamo: perché è così urgente approvare questa riforma? Non sarebbe meglio concentrarsi sull’economia, sullo sviluppo, sull’occupazione e sull’emergenza della Sicilia e del Mezzogiorno?

Ma questa riforma la vogliono gli italiani o la Signora Merkel? Sì, perché ci viene qualche volta il dubbio che la nostra Nazione sia diventata a sovranità limitata. Se così non fosse, non avremmo assistito alle forti pressioni dei giorni scorsi nei confronti del Parlamento e dei parlamentari. Ci auguriamo che chi di dovere nei prossimi giorni agisca per il pieno rispetto delle regole, rispedendo al mittente eventuali improprie interferenze.

Solo così potremmo continuare a credere in queste Istituzioni, perché in caso contrario dovremo dare atto che Beppe Grillo esagera quando afferma “Meglio Pinochet del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi e i loro segreti”, ma ha ragione da vendere quando dice che bisogna presto tornare alle urne.

Se poi gli italiani col loro voto avallassero questi modi renziani e berlusconiani di fare politica, beh, nessuno potrebbe obiettare alcunché nei confronti di riforme nefaste e nocive per la democrazia, perché come recita un vecchio adagio, “Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso”.


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