Pensioni gonfiate per due ex dipendenti Snals «Metodo semplice, esiste filone di casi simili»

Insegnanti sì, ma distaccati allo Snals dagli anni ‘80, il sindacato nazionale autonomo dei lavoratori della scuola, dove di fatto sia Angela Del Vecchio che Giuseppe Di Pisa hanno lavorato per tutta la vita. Fino all’anno della pensione, il 2010 per lei e il 2011 per lui. Sono proprio gli anni finiti nel mirino della guardia di finanza, quelli in cui, in base a quanto dichiarato all’Inps, avrebbero ottenuto pensioni gonfiate: 54mila euro per Del Vecchio e 61mila euro per Di Pisa. Pur non avendo però effettivamente svolto nessuna funzione o attività aggiuntiva che giustificasse un aumento dell’ultima ora, anzi, dell’ultimo anno. Aumento deciso arbitrariamente, e di cui difficilmente qualcuno avrebbe potuto accorgersi, dato che lo Snals provinciale era composto praticamente da loro due, che rivestivano i ruoli di segretario provinciale vicario e di segretario provinciale. L’indagine nasce dopo alcuni controlli partiti da Roma.

«I militari del nucleo speciale hanno avviato un’attività di intelligence e di analisi di banche dati, che hanno permesso di individuare situazioni di rischio, che nel caso di Palermo hanno coinvolto il segretariato provinciale dello Snals e questi due ex insegnanti, che percepivano una pensione integrata da parte dell’Inps. Queste informazioni sono state diramate da Roma a noi qui a Palermo, che abbiamo sviluppato poi le attività che hanno fatto emergere questi artifici. Quindi tutto parte da un’attività centrale di analisi di banche dati, analisi di rischio, individuazione dei due soggetti e comunicazione alle fiamme gialle palermitane», spiega il tenente colonnello Gianluca Forcina della guardia di finanza. «Abbiamo verificato che effettivamente hanno lavorato per tutta la vita per il sindacato, senza sgarrare mai. Soltanto nell’ultimo anno di attività lavorativa, prima di andare in pensione, ottengono un aumento della retribuzione». C’è una norma che prevede la possibilità per i sindacalisti di ottenere dal sindacato una retribuzione aggiuntiva rispetto a quella di base, che percepivano in quanto docenti. Questa retribuzione aggiuntiva indicata per l’ultimo anno, sulla base del metodo retributivo, ha consentito loro di ottenere una pensione maggiorata calcolata sull’ultimo anno dichiarato. Un anno però che sarebbe stato falsato da dichiarazioni di fatto fittizie.

«Abbiamo scoperto che i contributi per quell’ultima annualità della retribuzione aggiuntiva sono stati effettivamente versati dall’Inps e pagati dal sindacato, ma ci siamo accorti che la maggiorazione di fatto non è mai stata corrisposta ad entrambi. Avrebbe dovuto essere corrisposta in contanti, e quindi non era tracciata – spiega il finanziere -. Dall’analisi dei conti correnti dello Snals siamo risaliti al fatto che il sindacato non avrebbe avuto la disponibilità di finanziare tali somme per corrispondere questa retribuzione per quei due anni». Sindacato che, a Palermo, di fatto era rappresentato principalmente da loro due, fino al giorno del pensionamento. «Accorgersi di questa truffa quindi poteva essere più complesso per lo Snals stesso». Il sindacato provinciale risponde a quello centrale di Roma, ma non è obbligato a redigere un bilancio o a rispondere di qualcosa. Il provinciale ottiene delle quote, dei fondi da quello centrale, sulla base delle tessere e delle iscrizioni al sindacato, e per il sindacato centrale è sufficiente che il provinciale dimostri quanto è stato corrisposto e quanto è stato speso, non c’è una verifica analitica delle modalità di spesa.

«Avevano a disposizione dei soldi in quegli anni e se li sono auto attribuiti con una retribuzione aggiuntiva, negli anni precedenti non lo avevano mai fatto, lo hanno fatto solo per l’ultimo anno, chiaramente in vista del calcolo della pensione da parte dell’Inps – spiega ancora il tenente colonnello Forcina -. È una modalità molto semplice, insomma». Ma questo tipo di truffa non è certo nuovo, secondo gli inquirenti. «Esiste un filone che è già stato seguito altrove dalla guardia di finanza, in altri capoluoghi di provincia. Quindi è una cosa che soprattutto il sindacato dei lavoratori della scuola ha purtroppo subito in più occasioni negli ultimi anni. In realtà, nella maggior parte dei casi si è trattati di insegnanti che hanno lavorato tutta la vita a scuola e per l’ultimo anno sono poi risultati distaccati al sindacato; qui invece non è così, Del Vecchio e Di Pisa hanno effettivamente lavorato una vita intera al sindacato, hanno fatto sempre quel lavoro, soltanto per l’ultimo anno senza alcuna funzione o attività extra hanno beneficiato di questa retribuzione aggiuntiva, palesemente finalizzata a ottenere una pensione gonfiata». Fatto per cui è stato disposto il sequestro di 115 mila euro e per cui dovranno rispondere del reato di truffa ai danni dello Stato. «Rischiano un processo, insomma».


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