Dati sconfortanti. Don Fortunato Di Noto lo aveva annunciato qualche mese fa e adesso che è pronto il report del 2015 sulle attività di contrasto alla pedopornografia portate avanti dalla sua associazione Meter, i numeri delineano una situazione drammatica: 9.872 siti segnalati, oltre duemila in più dell’anno precedente, 3.169 protocolli inviati alla polizia postale, oltre un milione di foto e 76mila video in cui bambini da zero a tredici anni sono vittime di abusi e violenze di ogni tipo. Come il caso dei neonati appesi e torturati o del bambino chiuso in una gabbia e imbavagliato. Rispetto al 2014 c’è una crescita esponenziale dell’uso dei social network per lo scambio di questo materiale, ma a farla da padrone sono ancora soprattutto il deep web, la zona sommersa di internet, e gli archivi online come Dropbox. Prendendo invece in considerazione l’attività del Centro di ascolto, emerge che la Sicilia è la prima Regione d’Italia per numero di consulenze telefoniche e di casi seguiti.
L’associazione di don Di Noto ha sede ad Avola e dal 1989 porta avanti la battaglia contro la pedopornografia, al punto da diventare riferimento in tutto il mondo. Meter – che in greco significa accoglienza – collabora con il Cncpo (Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online) grazie a un protocollo d’intesa con la polizia postale e diverse procure italiane. Dal 2003 sono stati 125.365 i siti segnalati. Nell’ultimo anno i portali di pedofili individuati si trovano soprattutto in Europa, Oceania e Africa, rispettivamente con il 51 per cento (2.655), il 21 (1.094) e il 10 (555) delle segnalazioni. Il podio della vergogna è seguito da America e Asia. Per quanto riguarda i singoli Paesi, è la Russia quella che ospita più siti, 1.569, al punto da essere definita da Meter «la Mecca della pedofilia online». In Europa seguono Slovacchia, Repubblica Ceca e Montenegro. L’Italia è nona, con otto siti denunciati. Nel resto del mondo gli altri Paesi che spiccano negativamente sono la Nuova Zelanda, le Isole Mauritius, la Libia, gli Stati Uniti e l’India.
Ma, come detto, gran parte del materiale pedopornografico individuato dai tecnici di Avola, viaggia nel deep web, «la faccia nascosta della luna: tutti sanno che c’è, ma nessuno l’ha mai vista», si sottolinea nel report. «È molto difficile da trovare ed esplorare – spiegano da Meter – e dobbiamo notare con dispiacere che le forze di polizia di tutto il mondo non hanno idea di come intervenire, mentre la politica è completamente disinteressata a un fenomeno così occulto eppure molto grave e pericoloso». In questa zona sommersa a cui è possibile accedere scaricando dei browser che permettono di navigare in incognito, sono stati trovati 76mila video – di cui quattromila con bambini da zero a tre anni come vittime – e un milione 180mila foto, di queste quasi novemila riguardano neonati.
Cresce in maniera esponenziale lo smercio di materiale pedopornografico sui social network: si passa da 180 a 3.414 segnalazioni. Gran parte (3.068) viaggia su Bitly, a metà strada tra social e servizio per accorciare i link; segue Vkontakte, la maggiore rete sociale in Russia e negli ex Paesi dell’Unione sovietica, con 107 segnalazioni; a completare il podio Linkbugs. Solo quarto Facebook, con 66 segnalazioni, seguito da Google+ (56), Twitter (22), Blogspot (10), Youtube (5). Molti scambi avvengono infine sugli archivi online: i più usati sono Dropbox, iCloud, Box.com e Mega. Da qui l’appello di Meter – che sottolinea comunque la collaborazione dei principali social dopo le sue segnalazioni – a non pubblicare online foto di bambini.
Oltre al monitoraggio online, Meter si occupa anche di assistenza, grazie al centro ascolto e di prima accoglienza. In questa attività è la Sicilia la regione italiana che fa registrare più richieste di aiuto. Su 73 casi seguiti nel 2015, ben 53 riguardano minori dell’Isola. Seguono Lazio, Calabria e Liguria. Si tratta soprattutto di difficoltà familiari (in 23 volte), abusi sessuali (18), difficoltà relazionali (7), ansia e pericoli della rete. Molto alto anche il numero delle consulenze telefoniche: ai numeri telefonici di Meter (800 455 270 e 0931-564872) nel 2015 sono arrivate 928 telefonate. Ed è ancora la Sicilia la terra che chiede più aiuto: 652 casi, seguita da Lazio, Calabria e Lombardia. Non solo per casi di abusi sessuali, ma anche per consulenze spirituali, segnalazioni di siti sospetti, consulenze giuridiche e psicologiche, adescamenti online, cyberbullismo e cyberstalking.
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