Un vasto incendio continua ad alimentarsi da ieri sull’Etna, nella zona pedarese di Palmento bianco, nella frazione di Tarderia. «Il fronte è di circa 200 metri», spiega Marco Cardullo, residente della zona. «Copre un ampio costone di un’intera vallata». Dalle 14.30 circa sono entrati in azione i canadair, due mezzi di stanza all’aeroporto di Ciampino e provenienti dalla Puglia e da Roma, che hanno effettuato già otto lanci di acqua. Sul posto si sono recati vigili del fuoco, uomini della protezione civile e guardia forestale. Ma – data l’impossibilità di intervento – i vigili hanno passato il comando dell’operazione agli uomini della forestale.
«La zona è impossibile da raggiungere con i mezzi – prosegue Cardullo – Si sente l’odore di bruciato e inizia a cadere anche la fuliggine». Da una parte una parete scoscesa, dall’altra un bosco senza sentieri grandi abbastanza da permettere alle autobotti di avvicinarsi a sufficienza. E gli stessi aerei hanno uno spazio di manovra limitato dai tralicci dell’alta tensione. «Ci hanno segnalato dei focolai già da ieri pomeriggio e del rossore nella notte – racconta Giuseppe Distefano, membro dell’associazione Etna walk – Stamattina, con il forte vento, è successo il guaio».
«La parte colpita è il sottobosco, ci sono alberi resinosi, come pini e abeti, e delle cataste di legno messe da parte anche dalla forestale», afferma Distefano. «Un’altra fetta dei nostri boschi se ne sta andando», sottolinea amareggiato Cardullo. L’uomo vive alle pendici del vulcano da 30 anni e nota come sia difficile che si tratti di un incendio scoppiato per cause accidentali. «Il punto è inaccessibile – riflette – non è una giornata di afa e la temperatura è bassa». La zona è frequentata soprattutto da legnamari, i quali però hanno il maggiore interesse a proteggere la materia prima del proprio lavoro.
«Purtroppo i nostri boschi non sono attrezzati con le linee tagliafuoco», vialetti sgombri dalla vegetazione che servono in caso di incendio a sottrarre combustibile. «È un ottimo deterrente – conclude il residente – ma qui non si usano, anche se si dovrebbe».
Intanto il fumo si inizia a scorgere anche dal Catanese. «Si vede benissimo a occhio nudo già dal parcheggio delle Zagare», scrive un’utente sul profilo facebook dell’associazione Etna walk. Mentre un altro ha avvistato i canadair rifornirsi di acqua nel tratto di mare davanti Riposto, vicino Giarre.
[Foto di Etna walk]
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