Dietro le porte serrate di una stanza del centro fieristico Le Ciminiere di viale Africa, a Catania, sabato mattina c’è stato un incontro non pubblico. E non ufficiale. Un titolo non ce l’aveva, ma avrebbe potuto essere Riproviamoci. Da una parte il Movimento cinque stelle e dall’altra il Partito democratico. Due realtà che di prove tecniche di avvicinamento e di creazioni di campi larghi ne hanno già testate sia a livello nazionale che regionale. Non a lieto fine. Adesso ci riprovano laddove erano riusciti meglio: le prossime elezioni amministrative, stavolta a Catania. Attese per la primavera, con ancora più ansia da quando in Comune si è istituzionalizza la crisi: con l’ex sindaco Salvo Pogliese già sospeso e poi dimesso e la revoca dell’incarico al commissario straordinario Federico Portoghese, ufficialmente sostituito dall’ex prefetto Piero Mattei.
Deputati regionali catanesi ed esponenti del M5s e del Pd (assente Anthony Barbagallo, presente Maria Grazia Leone) ma anche attivisti locali (dall’Arci alla Cgil) seduti allo stesso tavolo. L’unico punto all’ordine del giorno è stata la discussione su una linea comune per costruire un progetto unitario tra le due realtà che, almeno per questo ennesimo tentativo di tandem, riesca a tenerle insieme dando a tutti lo stesso peso. E con l’ulteriore ambizione di coinvolgere diverse associazioni e la parte più politicamente attiva della società civile catanese. Insomma, nessuno escluso. Nemmeno gli assenti. Ancora aperti i lavori sul programma e nessun riferimento ai nomi da spendere. Una sorta di incontro preliminare per capire se ci sono le condizioni di base per la creazione di un nuovo percorso unitario. E, stando a più di qualche voce di corridoio, nell’aria ci sarebbe dell’ottimismo. Nemmeno troppo cauto. Si tratta solo di attendere, ma non troppo visto che i primi incontri pubblici sarebbero già previsti per questa settimana.
E si tratterebbe di attendere, in particolare, che si concludano i festeggiamenti per Sant’Agata. Non solo per capire, alla fine, chi siederà sulla poltrona della carrozza del Senato per il tradizionale giro; ma soprattutto perché a quel punto l’ex primo cittadino Enzo Bianco (che non era presente all’incontro di sabato a Le Ciminiere) dovrebbe sciogliere la riserva sulla sua candidatura a sindaco. Dopo la sconfitta al primo turno nel 2018, seduto tra gli scranni del Consiglio comunale, già da anni Bianco cerca di rianimare i suoi fedelissimi. Fino a quando, qualche mese fa, sulla sua pagina Facebook ha pubblicato un post dai toni più che allusivi. In tuta e scarpe da ginnastica, l’ex ministro dell’Interno è in posa davanti a un cancelletto con l’insegna Barche. «Sto riflettendo se imbarcarmi in un nuovo viaggio – scrive sotto la foto – Certo, se avessi un equipaggio di persone di livello e disponibili a impegnarsi per una città in ginocchio…». Nessun dubbio sul fatto che si tratti di Catania.
Al netto dei nomi sussurrati – primo tra tutti quello della deputata leghista Valeria Sudano – intanto c’è chi è già uscito allo scoperto: l’ultimo in ordine di tempo è l’avvocato Giuseppe Lipera che ha comunicato ufficialmente la propria decisione, proprio qualche giorno fa, presa «più come un dovere che come un piacere», fa sapere. Il primo a giocare a carte scoperte era stato Lanfranco Zappalà che, dopo trent’anni da consigliere comunale, adesso punta alla poltrona più importante di Palazzo degli elefanti. «Voglio metterci la faccia senza partiti addosso», aveva dichiarato a MeridioNews il giorno stesso della sua discesa in campo. Salvo poi ricevere le attenzioni da parte di Italia Viva, presto smentite da Carlo Calenda in persona. In mezzo c’è stato l’annuncio dell’imprenditore Riccardo Tomasello, noto soprattutto per essere stato alla guida del comitato dei festeggiamenti di Sant’Agata. La santa a cui votarsi, come unica certezza a pochi mesi dalle elezioni.
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