La batosta elettorale di palermo è stata pesante come un macigno. Ma i 'capi' del pd del capoluogo siciliano - con in testa antonello cracolici e giuseppe lumia - fanno finta di niente.
Pd di Palermo, si rompe la consegna del silenzio
La batosta elettorale di Palermo è stata pesante come un macigno. Ma i ‘capi’ del Pd del capoluogo siciliano – con in testa Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia – fanno finta di niente.
Non tutti, però, nel Partito democratico, sono disposti a seguire la consegna del silenzio imposta dal gruppo dirigente uscito sconfitto dalle recenti elezioni comunali. E’ il caso dei componenti dellesecutivo provinciale del Partito democratico Silvio Moncada, Serena Potenza e Valentina Falletta, che hanno rassegnato le proprie dimissioni al segretario provinciale del Pd di Palermo, Enzo Di Girolamo.
In particolare, i firmatari delle dimissioni ritengono “necessaria unassunzione di responsabilità finalizzata a scuotere il Partito e stimolare un dibattito che possa far comprendere la gravità della situazione interna al Pd e contribuire al rilancio dellazione politica, anche in vista delle imminenti elezioni regionali”.
Moncada, Potenza e Falletta lamentano “il ruolo marginale dellesecutivo nelle scelte decisionali del partito, lo scarso risultato elettorale e la mancanza di iniziativa politica su principali temi che assillano i concittadini”.
In effetti, le critiche mosse dai tre dirigenti che hanno rassegnato le dimissioni sono sacrosante. Il “ruolo marginale dell’esecutivo” del Pd di Palermo è sotto gli occhi di tutti, perché la sciagurata decisione prima di organizzare ‘l’agguato’ a Rita Borsellino alle elezioni primarie del 4 marzo scorso e poi l’altrettanto sciagurata – e fallimentare – decisione di sfidare baldanzosamente Leoluca Orlando alle comunali non è stata adottata dal segretario provinciale, Enzo Di Girolamo, e dall’esecutivo provinciale, ma da Lumia e Cracolici con l’avallo romano.
La dimostrazione che il Pd, ad onta del nome che porta, è un partito padronale di stampo berlusconiano, dove la linea politica viene decisa in ragione di interessi particolari, se non soggettivi, che nulla hanno a che vedere con i bisogni reali dei cittadini e, in particolare, degli strati più deboli della società palermitana e siciliana.
La seconda accusa che i tre dirigenti dimissionari del Pd è nei numeri: Ds e Margherita, che alle comunali del 2007 avevano raccolto il 17 per cebto dei voti, passano oggi – sotto l’unica sigla di Pd – al 7,5 per cento o giù di lì. Una disfatta.
La terza critica è assolutamente corretta e vale per Roma e per Palermo: “La mancanza di iniziativa politica su principali temi che assillano i concittadini”. Tra poco la gente dovrà pagare l’Imu e non ha i soldi. E dovranno ringraziare il Pdl, il Pd e l’Udc. Con Bersani che, fino a stamattina, si ostina a difendere ciò che è indifendibile: il Governo Monti. Per non parlare del Pd siciliano, che, sottobanco, continua a sostenere il Governo Lombardo (con il quale, in queste ore, sta concordano nomine di sottogoverno).
Le dimissioni di Moncada, Potenza e Falletta sono respinte dal segretario. Ma saranno comunque oggetto di discussione nella direzione convocata lunedi 11 giugno.
Noi vorremmo dare un consiglio a Moncada, Potenza e Falletta: lascino il Pd e si aggreghino con la sinistra che oggi governa Palermo insieme con Orlando. Per preparare una seria alternativa di sinistra al Governo Lombardo-Pd alle prossime elezioni regionali.
Foto sopra, Silvio Moncada. A destra, Serena Potenza.