L'ente regionale si attiva contro il gioco d'azzardo patologico con un documento che prova a tracciare modelli e percorsi. Mancano però dati certi e risorse, oltre che una condivisione solo abbozzata. «Sembra che i giochi siano fatti e si possa solo limitare il fenomeno col gioco responsabile, una scemenza», spiega lo psicologo Gioacchino Cutrupia
Gioco d’azzardo, la Regione corre ai ripari Le linee guida dell’assessorato alla Salute
Slot nei bar, gratta&vinci che quasi coprono i tabaccai, sale giochi accanto le scuole, siti e canali televisivi dedicati esclusivamente alle scommesse. Se fosse solo un gioco, l’azzardo avrebbe vinto da tempo. Anche in Sicilia. All’aumentare dei volumi dell’industria connessa è aumentata la patologia del gioco d’azzardo, indicata dalla sigla Gap. Per questo motivo l’assessorato alla Salute della Regione Siciliana ha da poco prodotto le linee guida per il contrasto, la prevenzione e la riduzione del rischio di gioco d’azzardo patologico per l’anno 2015.
Un’introduzione neutrale
Nella premessa, piuttosto generica, si registra un tentativo di equilibrismo tra gli interessi economici – dello Stato e dell’industria dell’azzardo – e la tutela della salute e i benefici della collettività. Non si prende posizione, insomma. Per poi però aggiungere che «appaiono oggi sempre più numerose le evidenze scientifiche che portano a connotare quanto la pratica del gioco d’azzardo possa evolvere in forme problematiche o in una vera e propria dipendenza patologica». Di sicuro serve un «approccio globale e coordinato». Si ricorda infine come nell’ultima legge di Stabilità siano destinati 50 milioni di euro al Gap. Spiccioli, verrebbe da dire, di fronte alle cifre spese dagli italiani sull’azzardo che superano gli 80 miliardi di euro.
Quanti sono i giocatori patologici in Sicilia?
Se è vero che «non esistono studi e dati epidemiologici accreditati in grado di quantificare correttamente il problema» – come dimensione, diffusione ed eventuale evoluzione -, è da apprezzare il tentativo dell’assessorato regionale alla Salute di fornire delle stime ricavate direttamente dai Ser.T. Gli ultimi dati disponibili si riferiscono al 2013 e indicano 1049 giocatori patologici. Un numero poco credibile in una Regione da cinque milioni di persone, e infatti il lavoro si riferisce unicamente alle strutture statali. In ogni caso nel documento si sottolinea che «questi dati dimostrano chiaramente come il numero complessivo dei giocatori patologici assistiti dai Ser.T. nell’arco di un solo anno si sia quasi raddoppiato». Particolare attenzione viene posta al gioco d’azzardo online e a quello giovanile, spesso correlato con l’utilizzo di tablet e smartphone e relative applicazioni.
Modello Operativo
Per l’applicazione delle linee guida è stato costituito un apposito Tavolo tecnico regionale della prevenzione primaria sulla ludopatia, che dovrebbe servire come «start up – così si scrive nel documento – di un percorso evolutivo». A livello provinciale invece le Asp devono dotarsi di un proprio Piano d’azione locale. Previsto anche qui un coinvolgimento degli enti locali e del «privato sociale organizzato e competente», nonché di «associazioni di volontariato interessate al fenomeno».
Valutazioni
Abbiamo chiesto a Gioacchino Cutrupia, psicologo e psicoterapeuta nonché fondatore dell’associazione dipendeda che dal 2013 si occupa delle nuove dipendenze ed in particolar modo di gioco d’azzardo, di commentare i propositi della Regione Siciliana. «A me le linee guide appaiono confuse – è il suo parere – nel senso che sono un calderone di cose importanti. Non sembrano il risultato di un lungo percorso, non si ha l’impressione che ci sia un lavoro coordinato e partecipato. Per esempio si parla di apertura verso il privato sociale ma non si chiarisce in che modo. Di fatto finora non è mai avvenuto. È un modello esclusivamente sanitario che non tiene adeguatamente conto dell’importanza delle relazioni e del contesto sociali in cui può nascere la dipendenza da gioco d’azzardo. Quel che è peggio è che si dà l’impressione che sull’azzardo i giochi siano fatti e si possa al massimo limitare il fenomeno col gioco responsabile, che è una grandissima scemenza».