«È andata bene sotto alcuni aspetti, deludente su altri». Emanuele Feltri, il giovane pastore di Paternò vittima delle intimidazioni mafiose, non nasconde l’amarezza per quanto sta accadendo attorno a lui. Da una parte l’enorme successo dell’escursione di ieri attraverso l’oasi di Ponte Barca, con centinaia di partecipanti in un percorso di quattro chilometri tra le meraviglie della valle del Simeto e le micro discariche. Ma a mancare al trentatreenne catanese adesso è quello di cui avrebbe maggiore bisogno, l’apporto decisivo delle istituzioni. «L’obiettivo è spostare l’attenzione dal mio singolo caso alla situazione generale della valle».
La lista delle cose che non vanno tra le colline della provincia sono numerose: caporalato, imposizione del pizzo, micro discariche, veri e propri depositi di pneumatici smaltiti in campagna. L’elenco è lungo, Emanuele lo snocciola con un tono pacato, ma dal quale traspare la rabbia. Problemi che hanno varcato anche i confini dell’isola. O almeno, così sembrava. Dell’impegno mostrato in un primo tempo da Sinistra ecologia e libertà e dal Partito democratico, solo Sel ha mantenuto una posizione ferma, denuncia Emanuele Feltri. «Nonostante la passerella, il Pd ha fatto un dietrofront palese. Tutte le tematiche calde – spiega – non sono state portate né in assemblea regionale, né in parlamento». E a poco sarebbe servita anche la visita di sabato del sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta. «Avrei preferito un incontro pubblico, non una visita privata, per far conoscere gli impegni presi», sottolinea Emanuele.
Nel corso dell’assemblea di ieri, svoltasi a conclusione dell’escursione proprio nel piazzale dell’azienda di Feltri in contrada Sciddicuni, si sono succeduti i discorsi del sindaco di Paternò (l’esponente del Pd Mauro Mangano), dell’associazione Vivi Simeto, dello stesso Emanuele. «Quello che vogliamo è creare una rete di aziende agricole biologiche, visto che l’agricoltura tradizionale è ormai satura». Un progetto che potrebbe coinvolgere anche quanti si laureano in Agraria, giovani competententi con il sogno di aprire attività locali a chilometro zero, ma scoraggiati dall’assenza di incentivi reali.
«Abbiamo bisogno di risposte concrete», afferma deciso Emanuele Feltri. «Non me ne faccio nulla della pacca sulla spalla». Quello per cui adesso bisogna lottare è debellare il controllo della criminalità organizzata nel territorio e nella gestione del settore. «Avranno sicuramente avvertito il colpo», dice il giovane riferendosi ad autori e mandanti degli ultimi atti intimidatori nei suoi confronti. Ma adesso ha paura che i riflettori si spengano in fretta, facendolo piombare nuovamente nell’isolamento – anche fisico, visto che non esiste una strada vera e propria che conduce alla sua azienda – nel quale ha vissuto da quando ha deciso di intraprendere questo lungo e arduo percorso. «Dopo essere stato dato in pasto alle belve, mi hanno lasciato solo dopo nemmeno una settimana», commenta con amarezza.
[Foto di Amici Escursionisti]
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