Dopo lo sciopero a oltranza mandato avanti negli ultimi 25 giorni, i dipendenti dell'azienda paternese si sono presentati negli uffici di contrada Tre fontane. Ma a impedire loro l'ingresso hanno trovato un lucchetto. E al citofono nessuno ha risposto. Così sono stati costretti a chiamare le forze dell'ordine
Paternò, oggi sbarrati i cancelli del call center Qè Lavoratori e carabinieri davanti alle porte chiuse
I dipendenti del call center Qè, oltre una sessantina, al termine dello sciopero a oltranza si sono presentati questa mattina a lavoro. Ma i cancelli dell’azienda erano chiusi con tanto di lucchetto. Hanno citofonato, più volte, ma nessuno ha risposto. È questa l’ultima puntata della vertenza sindacale che coinvolge i dipendenti dell’azienda che oggi hanno allertato non solo i sindacati di categoria ma anche i carabinieri del comando di Paternò. I militari hanno accertato che dentro all’edificio di contrada Tre fontane non c’era, in effetti, proprio nessuno. «Da 25 giorni avevano dichiarato sciopero a oltranza – dice Antonio D’Amico, della segreteria regionale Fistel Cisl – L’azienda era ancora in attività, i lavoratori ci hanno detto di voler rientrare in ufficio e invece hanno trovato i cancelli chiusi».
A questo punto i sindacalisti sono stati costretti «ad avvertire chi di competenza. Non abbiamo fatto una denuncia, ma abbiamo chiesto ai carabinieri una presa d’atto del fatto che l’azienda fosse chiusa. È stata una serrata in piena regola». Per questo motivo sarà consegnata agli uffici competenti (la direzione territoriale del lavoro) tutta la documentazione relativa a quanto accaduto questa mattina. Compresa l’«attestazione» redatta dai militari dell’Arma. «Si aprirà l’ennesima vertenza – prosegue D’Amico – Gli ispettori andranno in azienda per verificare i motivi della chiusura. Noi non avevamo avvisato la proprietà dell’interruzione dello sciopero, ma non c’erano motivi affinché i cancelli fossero sbarrati: il call center doveva restare aperto perché l’azienda non è fallita né i lavoratori sono stati licenziati».
Nei giorni scorsi, nel frattempo, si sono susseguiti una serie di incontri sia a livello provinciale che regionale per salvare i 575 posti di lavoro. A Catania si sono ritrovati i rappresentanti sindacali di Slc Cgil e Fistel Cisl. L’amministratore delegato dell’azienda Qè Mauro De Angelis e il direttore generale della Dm Contact Mauro Lancellotti hanno presentato ai sindacati la possibilità di rilevare le commesse Enel e Wind per complessivi 160 operatori. I sindacati hanno ascoltato la proposta ma si sono riservati di decidere successivamente, sebbene l’iniziativa imprenditoriale non sia stata valutata in maniera particolarmente soddisfacente.
Un altro incontro è avvenuto invece a Palermo. Di fronte all’assessora regionale alle Attività produttive Mariella Lo Bello si è presentata una delegazione sindacale. Che ha evidenziato il «grave momento che attraversano i lavoratori, le loro famiglie e il territorio». Due le richieste fondamentali: bloccare eventuali cambi di appalto ai principali clienti e l’impegno della Regione per l’apertura di un tavolo di crisi al ministero dello Sviluppo economico. E l’assessora si è detta disponibile. «Affinché questa vertenza non si riduca a una semplice gestione degli esuberi», avrebbe detto.