«Dal 15 ottobre, se non avrò garanzie, inizierò lo sciopero della fame. Sono confuso, non so se questa cosa è più grande di me, ma sono determinato a battermi per le mie figlie e per tutti gli altri bambini». Emanuele Coppola è il papà di Vittoria e Marlene, gemelle di 5 anni, affette da autismo. Insieme alla moglie e all’altra figlia di 15 anni vivono a Paternò. Lui di mestiere fa il camionista, manca per lunghi periodi da casa, per questo a occuparsi delle bambine sono spesso le altre due donne della famiglia. Almeno nel pomeriggio, quando non c’è l’asilo. E proprio lì, al quarto circolo didattico di Paternò, nascono i problemi. Perché nella scuola di Vittoria e Marlene ci sono altri quattro bambini con esigenze specifiche ma meno insegnanti di sostegno di quanti ne preveda la legge, e cioè uno ciascuno.
«Le gemelle stanno in due classi diverse, in una c’è un altro bambino autistico e nell’altra uno in carrozzella», come ha raccontato per primo al quotidiano CataniaToday. Ma le maestre di supporto sono soltanto due. «Più una terza che faceva un’ora al giorno in una classe e un’ora nell’altra». Almeno fino all’anno scorso. Perché, ad ogni inizio di scuola, quello che è un diritto diventa una battaglia. «Già l’anno scorso al provveditorato mi hanno preso in giro perché la maestra in più è rimasta solo fino a febbraio – spiega Coppola – Le insegnanti lavorano bene, lo vedo perché con loro le bambine migliorano, ma dovrebbero stare accanto a un solo alunno. Così è troppo faticoso».
Eppure i progressi di Vittoria e Marlene sono fondamentali, e troppo spesso affidati alle cure della madre e della sorella maggiore. «Non hanno più lo sguardo nel vuoto, fanno sorrisi e abbracciano», racconta il padre. Il 21 settembre, giorno del loro compleanno, «hanno capito tutto ed erano felici». «Il loro livello di autismo fa sì che ci sia ancora speranza, ma così alle mie figlie viene negata ogni prospettiva di miglioramento – continua il genitore – L’anno prossimo dovrebbero fare la scuola primaria, ma così non posso mandarle. Lo so, è un obbligo, e mi mettono in condizione di essere denunciato».
Condizione dovuta alla mancanza di fondi per pagare gli insegnanti di sostegno necessari. «Mi hanno spiegato che ogni anno il provveditorato chiama la scuola e chiede quanti bambini bisognosi di sostegno hanno – continua Coppola – Se non ci sono genitori che hanno fatto il ricorso al Tar, ne mandano sempre di meno rispetto alla legge». Un problema che non riguarda solo Vittoria e Marlene e i loro compagni di scuola. «L’autismo ormai è diventato un’epidemia, prima non me ne rendevo conto, ma ora che ci sono dentro me ne accorgo – spiega Coppola – Eppure le istituzioni non sono pronte». Nonostante questo, però, Emanuele Coppola è l’unico genitore della scuola intenzionato a battersi. «Gli altri sono convinti che così non si concluda niente, ma io vado avanti per la mia strada, anche per i loro bambini», racconta.
Con il solo aiuto del Comune di Paternò, che il genitore ringrazia per aver attivato lo scorso anno incontri scolastici con gli psicologi e laboratori pomeridiani di musicoterapia. Tra i pochi interventi comunali in tutto il Catanese. «Quest’anno so già che i Servizi sociali non hanno più soldi, ma sono contento perché si sono attivati», commenta Coppola. Che non può dire lo stesso del livello amministrativo superiore, da cui si sente abbandonato. «Lo Stato non si prende le sue responsabilità, le stesse che si è dato per legge – continua – E questo vale per l’Insp, le scuola, il ministero della Salute che non dà le cure perché sono care». «Ma in gioco c’è il futuro dei bambini – conclude il genitore – che è il futuro di tutti».
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