«Un inchino reverenziale». È così che la questura di Catania definisce «il classico dondolamento» che le due varette avrebbero eseguito di fronte all'abitazione di un esponente di Cosa nostra, attualmente detenuto per associazione mafiosa. Un video, pubblicato su Facebook dal nipote del capoclan, mostra la scena. Guarda
Paternò, annacata con bacio a figlio boss Assinnata S. Barbara vietata a cerei di Ortofrutticoli e comunali
«Un inchino reverenziale» davanti al figlio di un pluripregiudicato, esponente del clan Assinnata, dell’area santapaoliana di Cosa nostra. È successo ieri, durante le celebrazioni in occasione della festa di Santa Barbara, nel Comune di Paternò. Per questo motivo la questura di Catania ha vietato la partecipazione alla processione religiosa di oggi, domani e dopodomani e a quella della prossima settimana a due dei comitati organizzatori delle festività patronali. Si tratta di chi gestisce la varetta degli Ortofrutticoli e quella dei dipendenti comunali, che per quest’anno non potranno accompagnare il fercolo di Santa Barbara per le vie della città.
L’episodio, riporta la questura, si è svolto ieri, tra le 12.55 e le 13.20. Quando, davanti all’abitazione di un noto pluripregiudicato paternese, attualmente detenuto per associazione a delinquere di stampo mafiosi, i portatori delle varette avrebbero eseguito a turno «il classico dondolamento». L’annacata, come mostra un video caricato su Facebook dal nipote del boss, si conclude con un bacio al figlio – senza precedenti penali – dell’uomo. Il fatto è avvenuto di fronte al palazzo comunale.
Una vicenda che indicherebbe «una chiara manifestazione della forza intimidatrice tipica del potere mafioso», scrivono gli inquirenti. Per questo motivo è stato emanato con urgenza il provvedimento di divieto di partecipare alla manifestazione per i «due comitati organizzativi autori del gesto». «Il nome dei comitati non corrisponde alle attività lavorative dei portatori – precisa a MeridioNews il sindaco di Paternò Mauro Mangano – Quello dei dipendenti comunali non è gestito dal Comune e non conta impiegati municipali». Il luogo del fatto, a poca distanza dal palazzo di città, lo rende «ancora più grave». «Nell’organizzazione abbiamo tentato di contenere l’anarchia dei cerei con una regola fondamentale: i portatori dovevano seguire il fercolo e non si potevano muovere liberamente – continua il primo cittadino – Si è trattato di un episodio non prevedibile».