Avrebbe dovuto essere un volano dell'economia green di Agira e, invece, il fabbricato chiuso da tempo è rimasto in totale stato di abbandono. A ricostruire il sistema per ottenere il finanziamento dello Stato sono state le fiamme gialle nell'ambito dell'operazione Fatti di grano
Pastificio di grano biologico rimasto solo sulla carta Truffa per fondi pubblici. Sequestrati 500mila euro
Avrebbero dovuto produrre pasta biologica dai migliori grani siciliani nel territorio di Agira (in provincia di Enna) e, invece, il pastificio è stato realizzato solo sulla carta. Per realizzare questo progetto, una startup innovativa messinese, nel 2018, ha anche avuto accesso a un finanziamento di 500mila euro quasi interamente garantito dallo Stato. I soldi sarebbero dovuti servire per ristrutturare e rimettere in funzione un pastificio chiuso da tempo. Adesso, nell’ambito dell’operazione denominata Fatti di grano, a imprenditori della provincia di Enna e di Messina sono stati sequestrati conti correnti e immobili per un importo complessivo di 500mila euro.
La scelta di Agira come sede operativa della società, tra l’altro, avrebbe costituito un valore aggiunto al progetto: il territorio dell’Ennese, infatti, presenta numerosi ettari di terreni coltivati e coltivabili e ampi spazi dedicati a varie qualità di grano siciliano tra le più pregevoli. Un sito ideale, dunque, dove fare nascere un «pastificio biologico e oligominerale». Le fiamme gialle del comando provinciale di Enna hanno scoperto che il progetto – esistente solo sulla carta – sarebbe stato una truffa per ottenere i fondi pubblici. Quello che doveva essere un volano dell’economia green agirina, in realtà, è rimasto un fabbricato in totale stato di abbandono.
I finanziari hanno accertato che l’amministratore unico dell’azienda, in concorso con altri imprenditori e professionisti, sarebbe riuscito a farsi finanziare illecitamente, mediante l’utilizzo di documentazione falsa e l’interposizione fittizia di una società di comodo, un mutuo di 500mila euro, garantito da Mediocredito Centrale, destinato a incentivare l’iniziativa industriale che non è mai partita. I soggetti coinvolti dopo avere incassato l’intero finanziamento, hanno abbandonato l’opificio industriale facendolo sprofondare nell’incuria e nel degrado.
Oltre al responsabile della società con sede legale a Montagnareale (Messina) e stabilimento ad Agira (Enna), vero dominus della vicenda, sono state denunciate alla procura di Enna – diretta da Massimo Palmeri – altri tre soggetti che, a vario titolo, avrebbero partecipato ai reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e privato. Su richiesta del sostituto procuratore Daniela Rapisarda – che ha coordinato le indagini – il gip del tribunale di Enna ha disposto il sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca. Sono stati sottoposti a sequestro numerosi conti correnti bancari e due immobili. Le indagini hanno interessato anche il profilo erariale, con la segnalazione alla procura regionale della Corte dei Conti delle gravi responsabilità rilevate a carico degli indagati.