Partito democratico, tra batosta referendum e futuro Raciti: «Pensiamo ad alleanze, ma non con Miccichè»

Dagli impegni elettorali, che vedranno impegnato il partito nel 2017, a un commento su come stanno gli avversari. Non solo in Sicilia. Sono tanti gli argomenti toccati dal segretario regionale del Partito democratico, Fausto Raciti, durante la direzione tenutasi stamattina all’hotel Politeama di Palermo. La fine dell’anno rappresenta l’occasione per fare un bilancio di quanto accaduto nel corso del 2016 – specialmente nelle ultime settimane, con la sconfitta al referendum costituzionale – ma anche per guardare al futuro. Che vede in programma una serie di appuntamenti che per il Pd rappresenteranno inevitabili banchi di prova. 

A confermarlo è lo stesso segretario. «Credo che sia doveroso prendere atto dell’esito elettorale e avviare una riflessione sul lavoro che il Pd deve fare nel corso dell’anno prossimo – dichiara Raciti -. Perché sarà un anno elettorale in cui si voterà nel capoluogo siciliano, in decine di Comuni importanti e, a ottobre, alla Regione». 

Riflessione che inevitabilmente riguarderà anche le alleanze da tessere per assicurare al partito la possibilità di risollevarsi, dopo la brusca frenata referendaria. A riguardo Raciti, che in passato è stato tra i fautori dell’apertura agli ex Articolo 4, sottolinea l’esigenza di mantenere quanto più possibile dritta la barra dell’identità del partito. «Le nostre forze non sono maggioritari nell’Isola – ammette -. In questi anni ci siamo spesi per allargare il perimetro, costruendo una coalizione larga, ma accogliere le proposte di alleanze che leggo sui giornali, con l’ipotesi di una convergenza formulata da Gianfranco Miccichè, sarebbe la dimostrazione che i politici sono tutti uguali».

E se la porta nei confronti di Forza Italia resta dunque chiusa, dal segretario regionale arriva anche un invito alla discussione interna, per quanto riguarda la scelta delle candidature. Un riferimento indiretto a quanto proposto ieri dal sottosegretario Davide Faraone, che aveva annunciato l’intenzione di chiedere le primarie. «Penso che serva aprire un ragionamento che va fatto assieme agli alleati e assieme al governatore regionale, e che svilupperemo nelle prossime settimane», ha aggiunto Raciti. Il discorso vale anche per lo stesso Rosario Crocetta, che più volte ha manifestato la disponibilità – e volontà – di cercare la conferma a Palazzo d’Orleans. «Il problema non è cosa pensa Fausto Raciti. Il problema è che discussione facciamo con la coalizione, perché non siamo da soli ma abbiamo degli alleati», ha tenuto a sottolineare il segretario.

Per quanto riguarda, invece, il sostegno alla candidatura di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo il discorso è un po’ diverso. «Avevamo costruito alcune ipotesi che partivano dalla coalizione regionale e che prendevano atto della sostanziale indisponibilità del sindaco di Palermo a costruire un percorso con noi – ha specificato -. Ora sta alla federazione e al partito di Palermo quale proposta seguire».

Impossibile, infine, parlare di quanto accade a Roma in casa Movimento 5 stelle. Le grane giudiziarie che hanno colpito la giunta Raggi nella Capitale, d’altronde, potrebbero avere riflessi anche ad altre latitudini. «La vicenda di Marra non è slegata da quella Muraro e dalle dimissioni di alcuni assessori nei mesi scorsi – ha commentato il segretario del Pd -. La verità è che Raggi ha costruito la sua carriera e il suo successo in un patto stretto con alcuni poteri della sua città, amministrativi ed economici». Rapporti che per Raciti sono stati la base per una proposta politica bel lontano dal cambiamento. «Perché nascono e si rafforzano negli anni delle giunte Alemanno. Un pezzo degli ambienti della vecchia destra romana – ha concluso – ha scelto il cavallo su cui puntare contando sul fatto che avrebbe avuto maggiori possibilità di vincere».


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