Parrocchia San Pio X, oratorio chiuso da due anni Appello di Addiopizzo alla Regione per la riapertura

«Caro presidente, nell’
oratorio San Pio X di Nesima svolgevamo attività con altri duecento bambini. Ma questo non è più possibile perché dovevano aggiustarlo. Però i lavori sono fermi». A parlare è, in un videomessaggio, il piccolo Mattia, che si rivolge direttamente al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta. Registrato dall’associazione antiracket Addiopizzo Catania, il video serve a supportare la richiesta di chi, da ormai quasi due anni, non può più usufruire dello spazio all’interno della parrocchia catanese, che si trova nell’omonima piazza del quartiere popolare.

«I lavori sono
iniziati a luglio del 2013, con un finanziamento regionale, ma si sono fermati pochi mesi dopo: la ditta Scardina di Biancavilla, che li stava eseguendo non ha ricevuto pagamenti dal Comune di Catania, a cui ha fatto anche un decreto ingiuntivo. Il Comune però a sua volta pare che non riceva i soldi dalla Regione siciliana», spiega Tonino Piuma, uno degli animatori dell’oratorio, che ha anche realizzato un video-denuncia della situazione a metà marzo, nel quale viene dato conto della situazione di inagibilità dei campetti di calcio e pallavolo. «Da quel video – spiega Piuma – è partito l’interesse dell’associazione Addiopizzo Catania, che era venuta anni fa a fare attività nell’oratorio. Speriamo che serva a sbloccare la situazione», spiega l’animatore. Una speranza che viene condivisa anche dal parroco della San Pio X, don Mimmo Evola. «Abbiamo fatto presente la situazione al vicario generale della Diocesi, e speriamo che qualcosa si sblocchi», spiega il parroco. «Purtroppo – prosegue Piuma – la diocesi non ha nessuna responsabilità nella situazione, e l’incontro che abbiamo avuto è servito solo a far porre attenzione maggiore alla vicenda».

Nel frattempo dei lavori di un valore di oltre 400mila euro, stanziati nel maggio 2010 e partiti solo tre anni dopo, «restano le recinzioni, i materiali e gli utensili fermi e gli spazi inutilizzabili. Capiamo che per la ditta, che siamo convinti non abbia colpa in questa situazione, sia una grave perdita economica. Ma quello che noi chiediamo è solo che ci venga restituita la possibilità di operare per il bene del nostro quartiere», conclude Piuma.


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