Parco Favorita e le cisterne sotterranee della guerra mondiale Il progetto di un museo? «Dal 2019 si attende un sopralluogo»

In pochi sanno che il parco della Favorita custodisce nel suo sottosuolo, alle pendici
di monte Pellegrino, un tesoro dal valore storico e artistico incommensurabile, risalente agli anni del
secondo conflitto mondiale. Sopravvissute ai bombardamenti del 1943 e coperte da segreto militare,
giungono a noi, sepolte dalla vegetazione, ben dodici cisterne. Trentadue metri di diametro e 16 circa di altezza,
con 22 colonne al loro interno, in grado di sopportare l’esplosione di bombe da 500 chili.
Progettate da Pier Luigi Nervi, protagonista indiscusso del panorama architettonico italiano del 900, si
trovavano in una posizione strategica, tra i luoghi della marina e dell’aeronautica, e servivano
all’immagazzinamento del combustibile militare

A scoprirne l’esistenza, durante gli studi al dottorato di ricerca in progettazione architettonica sul restauro
moderno, Giulia Argiroffi, oggi ingegnera, architetta e consigliera comunale. Ad incuriosire l’allora giovane
studentessa, una foto. «Kidder Smith, un fotografo di guerra americano, – racconta Argiroffi – finita la
Seconda guerra mondiale, pubblica una monografia dedicata all’Italia dal titolo Italy builds».
Tra le immagini, la foto di una cisterna sotterranea con la dicitura «in località segreta a Palermo».
«La ricerca nasce così – spiega – con l’intento di trovare la cisterna della foto». Cercando tra gli archivi
militari e l’archivio Nervi di Parma, la scoperta non di una, ma di ben dodici cisterne e l’attribuzione della
paternità dell’opera a Pier Luigi Nervi. «Oltre ad essere il progettista era anche l’esecutore dell’opera –
spiega Argiroffi – non essendoci ancora gli studi delle costruzioni sul calcestruzzo, Nervi, oltre a progettare,
andava avanti per sperimentazione. Palermo, infatti, è proprio un suo cantiere».

Della valorizzazione delle cisterne del Nervi si era parlato a fine maggio 2018 in occasione della
presentazione del progetto World War Memory Museum. «Esiste un luogo segreto e magico a Palermo, che
aspetta di essere scoperto e vissuto – si legge nelle carte del progetto – un luogo sconosciuto per quasi un
secolo, nascosto nel sottosuolo. Un lungo percorso voltato che collega 12 grandi cisterne tra loro e poi con
il porto, con le grotte scavate nella roccia di monte Pellegrino e con le discenderie disseminate all’interno
del parco». L’idea era quella di, svolte le opportune bonifiche e messe in sicurezza, creare nel capoluogo
siciliano un museo della Seconda guerra mondiale
, assegnando ad ogni potenza che ha preso parte al
conflitto una cisterna-padiglione.

«Si tratta di un progetto di respiro internazionale – afferma Argiroffi – dove gli Stati non vengono coinvolti
come semplici ospiti ma come organizzatori. L’idea prevede di affidare le cisterne a ognuno dei paesi
belligeranti perché ne faccia il proprio padiglione dove raccontare la propria versione della storia.
Sviluppando così un percorso dove il visitatore partecipa e vive di tutti i racconti». Una narrazione
innovativa che ha già sviluppato l’interesse di diverse ambasciate e, in primis, della Regione Siciliana che ha
recentemente inviato una nota per sollecitare la cessione dell’area, dismessa ormai dagli anni ’50 ma
formalmente di proprietà della Marina Militare.

«La regione ha chiesto di accelerare le procedure per avere l’area in gestione e poter procedere con la
realizzazione del progetto – spiega l’architetta palermitana – in questo modo diventerebbe la proprietaria di
tutto il grande parco della Favorita». A rallentare finora il progetto, la mancata notifica di interventi di
bonifica
e messa in sicurezza della parete rocciosa e delle strutture sotterranee, a carico dei proprietari–
rispettivamente Regione e Marina Militare – dell’area.

Nessun sopralluogo è stato, intanto, concesso al comitato WWIIMM per constatare dall’interno lo stato dei
luoghi
. Complici spiacevoli vicende politiche, il sopralluogo organizzato in sicurezza, con l’aiuto dello
speleologo palermitano Pietro Todaro, previsto per luglio 2019 è stato annullato a distanza di poche ore.
«Dipende tutto dalla volontà politica – afferma Argiroffi – acquisita l’area, il progetto per la messa in
sicurezza e la bonifica è una cosa che si fa in tempi brevi. L’impegno economico di partenza inoltre è veramente contenuto».
Ma a distanza di tre anni dalla presentazione di World War II Memory Museum, qualcosa sembra
finalmente muoversi. «Sono ottimista – conclude l’architetta – purtroppo le vicende politiche sono
talmente altalenanti da essere imprevedibili, sicuramente però l’attuale governo regionale ha dimostrato
un interesse attivo e fattivo. È un progetto di larghissimo fascino che cambierebbe da solo l’economia della
città di Palermo
e a cascata di tutta l’isola».

Maria Vera Genchi

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