L'ex direttore del corriere della sera dice una grande e coraggiosa verita'. Ammettendo che l'occupazione piemontese, dopo la cosiddetta 'unificazione', si macchio' di "stupri e massacri indicibili"
Paolo Mieli: “Il Sud Italia? Vittima di una visione razzista da parte del Nord”
L’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli – che, tra le altre cose, è appassionato di storia – dice cose giustissime sul Sud Italia. Le sue considerazioni le prendiamo da un post di facebook di Giuseppina Marrone tramite Carmelo Cuschera.
Il Sud – dice Mieli – è vittima di una storia negata e con loccupazione piemontese ha subito massacri e stupri indicibili, citando Pontelandolfo e Casalduni, i nazisti hanno imparato dagli italiani. I briganti non erano comuni delinquenti, ma combattenti partigiani contro loccupazione piemontese”.
“I Meridionali – prosegue Mieli – sono vittime di una visione razzista da parte del Nord che impedisce di far emergere le loro qualità. Queste storie vanno riportate nei libri di scuola e sino a quando non si faranno i conti con queste verità in Italia non cambierà mai nulla, neanche tra altri 150 anni”.
Siamo molto felici di riportare questo post, perché quello che scrive Mieli LinkSicilia lo scrive da quando è andato in rete, circa tre anni fa.
Il nostro giornale ha sempre dedicato spazio alla questione meridionale e all’Autonomia siciliana.
Proprio sugli argomenti trattati da Mieli ha più volte scritto il nostro Ignazio Coppola. Sostenendo le stesse tesi che oggi leggiamo nella scritto di Mieli. Proprio Coppola ha scritto un articolo bellissimo sulle stragi di Pontelandolfo e Casalduni.
Il riscatto del Sud del nostro Paese – riscatto economico, sociale, politico e, soprattutto, culturale – passa da una riscrittura della nostra storia che, per ciò che riguarda il Risorgimento e gli anni subito successivi alla cosiddetta ‘unificazione’, non è quella che, fino ad oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, si insegna nelle scuole del nostro Paese.
Ha ‘ragionissima’ Mieli quando scrive che la vera storia della Sicilia di quei terribili anni deve diventare patrimonio dei “libri di scuola” e che “sino a quando non si faranno i conti con queste verità in Italia non cambierà mai nulla, neanche tra altri 150 anni.
Sottoscriviamo tutto.
Foto di prima pagina tratta da mondoliberoonline.it